mercoledì 15 ottobre 2014

Lenti appannate.



La vicenda-Luxottica occupa le pagine dei media e ricorda alcune regole basilari, seppure non scritte, che governano gli affari delle società quotate: 
(1) i mercati vogliono chiarezza e trasparenza nella comunicazione societaria, quando le notizie sono belle o meno belle, quando impattano sul business come quando toccano la “corporate governance”; 
(2) non è sufficiente essere quotati per essere una “società aperta e moderna”: quando il consiglio di amministrazione, e quindi il comando, è nelle mani esclusive della famiglia, per gli investitori finanziari e di minoranza non vi è modo e mezzo per intervenire e “premiare e punire” diverso da uno, sempre quello: comprare se le cose vanno o sono dichiarate andare bene, vendere se avviene il contrario; 
(3) il rapporto fra management ed azionista è un sottile equilibrio, e basta poco per incrinarlo: quando nel breve volgere di poche settimane 2 CEO lasciano (il primo dopo anni di indubbio successo, il secondo dopo 3 settimane di sostituzione del precedente), la domanda che sorge spontanea è “ma quale manager esterno si azzarda ad accettare la posizione di CEO, con tali premesse?”. 
Non basta produrre occhiali per dire di vederci chiaro e lontano.


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