sabato 22 novembre 2014

INPS: delirio della supponenza istituzionale.



Proseguiamo l’analisi del sistema pensionistico italiano.

Terminavamo il primo articolo sulle pensioni con questa frase: “ed in una prossima puntata cercheremo di scoprire come vengono gestite (o non gestite..) le somme versate dai dipendenti, chi è demandato alla gestione e quali professionalità "mette in campo", su quali basi attuariali sono basate le previsioni di pagamento futuro delle pensioni, se esistono fondi adeguati per adempiere all’ “obbligo previdenziale” da parte dell’INPS, per quanto tempo ci saranno fondi sufficienti per erogare le pensioni, quanta parte dei versamenti previdenziali è "riversata" verso attività c.d. assistenziali che nulla hanno che fare con la previdenza ... tutte cosucce di poco conto e su cui "il silenzio istituzionale è doverosamente d'oro"."

Il legislatore (legge 335 del 1995) ha previsto che la pensione sia calcolata esclusivamente con il sistema di calcolo contributivo per i lavoratori privi di anzianità contributiva al 1° gennaio 1996 e per i lavoratori che esercitano la facoltà di opzione al sistema di calcolo contributivo: siete proprio sicuri? A pagina 111 del Rapporto Annuale INPS trovate la risposta: “”Sul piano delle modalità di finanziamento, il modello pensionistico obbligatorio nel nostro paese si configura come un sistema a ripartizione, in cui l’onere pensionistico è ripartito sui lavoratori correnti: i contributi dei lavoratori attivi vengono immediatamente utilizzati per pagare le pensioni ai lavoratori in quiescenza. In quanto tale, il metodo a ripartizione subisce le oscillazioni del dato occupazionale, del livello retributivo degli assicurati e dell’andamento demografico.””
Quindi, delle due l’una: o l’INPS non sa che cosa ha deciso il legislatore, dopo quasi 20 anni dalla approvazione della legge sul riordino pensionistico, oppure siamo tutti presi per il naso ed il sistema pensionistico resta e resterà il retributivo. Siamo e continueremo ad essere presi per il naso.

L’INPS dichiara esplicitamente che le somme dei contributi vengono immediatamente utilizzate per pagare le pensioni ai pensionati: nessuna politica di gestione finanziaria, nessuna allocazione dei contributi ad un “conto individuale”; l’INPS non ha né competenze né ruoli e funzioni di gestione finanziaria; “tanto entra, tanto esce …”. 

Inutile pensare a stime attuariali, stime finanziarie sui rendimenti delle attività finanziarie (che stanno in cassa per pochi giorni, giusto per arrivare a fine mese e pagare le pensioni …), profili di rischio e di investimento sulla base dell’età del lavoratore in servizio e della personale propensione al rischio, modelli di investimento a lungo termine e quanto faccia parte della normale dotazione di strumenti del gestore di patrimoni.

La storia del sistema pensionistico obbligatorio a gestione pubblica italiano non può sorvolare sul fatto che sino al 31.12.1995 i trattamenti pensionistici dei dipendenti dello stato (CTS) e degli enti locali (CPDEL) erano a carico dello stato, non esistendo una cassa previdenziale; solo dall’ 1.1.1996 si provvedeva ad istituire presso l’INDAP la gestione separata del trattamento pensionistico dei dipendenti dello stato (Cassa Trattamenti Pensioni Statali, CTPS), prevedendo che la Pubblica Amministrazione versasse l’intera contribuzione all’INDAP; ma non era previsto alcun trasferimento del capitale contributivo virtualmente (i.e., puramente figurativo, poiché nessuna somma era mai stato accantonata) accantonato negli esercizi precedenti nel bilancio statale; si stabilì un apporto dello stato a favore della gestione relativa, finalizzato a garantire il pagamento dei trattamenti pensionistici statali ponendo a carico dello stato i trattamenti relativi, sino al 2007. Dal 2008 (legge finanziaria 2008) è stato eliminato tale apporto finanziario alla CTPS, causando un disavanzo finanziario in costante crescita: 5.627 milioni nel 2009, 6.221 milioni nel 2010, 8.456 nel 2011. L’INDAP venne abolito il 31.12.2011, con trasferimento degli obblighi all’INPS. Il debito cumulato dall’INDAP per le anticipazioni erogate era di 25 miliardi a fine 2011. Con la legge di stabilità 2012 sono stati ripristinati meccanismi di finanziamento statale a sostegno delle gestioni ex-INDAP ed è stata costituita presso l’INPS la Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno della gestione previdenziali (GIAS), con oneri a carico dello stato. 

In sintesi: non ci sono stati accantonamenti pensionistici per i dipendenti pubblici sino a tutto il 1995:  la P.A. è stata inadempiente per decenni; lo squilibrio conseguente è stato coperto, ed è ancora coperto, dalla fiscalità generale: le tasse sui redditi che i cittadini pagano allo stato sono in parte utilizzati per pagare le pensioni di dipendenti statali, pensioni che non sono state coperte da accantonamenti, sia a carico dei dipendenti che del datore di lavoro “stato”; situazione destinata a proseguire negli anni futuri; esamineremo quanto sia questo disavanzo annuale e quindi quanto sia il “trasferimento dalla tasca delle tasse cittadini alle tasche dei pensionati pubblici”.







2012
in %
2013
in %

Entrate contributive
           208.076
54,5%
           209.995
52,9%

Trasferimenti dallo stato
             93.801
24,6%
             98.363
24,8%

altri trasferimenti
               4.386
1,1%
               4.280
1,1%

Entrate correnti
          306.263
80,2%
          312.638
78,8%

Vendita beni patrimoniali
               7.804
2,0%
               7.396
1,9%

partite di giro
             55.648
14,6%
             58.338
14,7%

Entrate finali
          369.715
96,8%
          378.372
95,4%

Trasferimenti in c/capitale
                    10
0,0%
                    10
0,0%

Prestiti
             12.340
3,2%
             18.439
4,6%

Totale Entrate
          382.065
100,0%
          396.821
100,0%







dettaglio:


2013
in %

Gestione privata


           153.331
73,0%

Gestione dipend. Pubblici


             55.504
26,4%

Gestione lavor. Spettacolo


               1.160
0,6%

Entrate contributive


           209.995
100,0%


Le tabelle indicano la composizione delle entrate dell’INPS: nel 2013, il 52,9% sono contributi previdenziali, e di questi il 73% sono contributi dei dipendenti privati. Osservazioni che verranno utili nel corso del documento.
Negli ultimi 2 anni, le uscite dell’INPS sono indicate in tabella:


2012
in %
2013
in %
Funzionamento
               3.522
0,9%
               2.803
0,7%
Pensioni
           261.487
66,7%
           266.887
65,8%
Prestazioni temporanee
             34.255
8,7%
             35.325
8,7%
Altri interventi
             15.819
4,0%
             15.791
3,9%
Trattamenti quiescienza,
                  355
0,1%
                  362
0,1%
integrativi e sostitutivi




Spese correnti
           315.438
80,5%
           321.168
79,2%
Investimenti
               8.705
2,2%
               7.921
2,0%
Partire di giro
             55.648
14,2%
             58.338
14,4%
Spese finali
           379.791
96,9%
           387.427
95,5%
Oneri comuni
             12.060
3,1%
             18.269
4,5%
Totale Spese
           391.851
100,0%
           405.696
100,0%

Il saldo fra entrate contributive (i contributi versati dai dipendenti privati e dai dipendenti di lavoro privati, dai dipendenti pubblici) ed uscite (pensioni pagate) è costantemente negativo:






2012

2013

Entrate contributive
              208.076

              209.995

Pensioni
              261.487

              266.887

Sbilancio/deficit
-53.411

-56.892






In dettaglio, sia le gestioni dei dipendenti privati che le gestioni dei dipendenti pubblici sono in deficit strutturale:





Pensioni


           266.887

Gestione privata


           201.410

Gestione dipend. Pubblici


             64.531

Gestione ex-ENPALS


                  946

Entrate contributive


           209.995

Gestione privata


           153.331

Gestione dipend. Pubblici


             55.504

Gestione ex-ENPALS


               1.160

Deficit Gestione privata


-48.079

Deficit Gest. Dip, pubblici


-9.027

Deficit ex-ENPALS


                  214


Attesa la dinamica demografica, non vi sono ragionevoli aspettative di ridurre tali deficit, laddove si consideri che nel 2012, per ogni 100 pensioni, vi erano 131 contribuenti (lavoratori in servizio) e che nel 2013 tale rapporto è sceso a 129,2. Tale rapporto era vicino a 700 negli anni 50.

In chiave prospettica, l’andamento demografico (si innalza l’età media della popolazione, e quindi si estende il periodo di permanenza nella condizione di pensionato/a) ed occupazionale (si riduce il rapporto fra lavoratori e pensionati) aggiungono difficoltà e problemi per un sistema pensionistico, in particolare per un sistema in cronico “deficit” finanziario; la pratica attuariale e quella statistica indurrebbero il legislatore ed il gestore pensionistico obbligatorio pubblico a rivedere la struttura di base del sistema, che oggi non è in grado di auto-sostenersi, dovendo ricorrere al sostegno dello stato, che attinge alla fiscalità generale; il futuro è ancora più fosco ed occorre metter mano allo schema prima che esso “salti per aria”.

La situazione di sostanziale “default” dell’INPS è coperta dalla fiscalità generale, come sopra ricordato, e questo schema è l’unico a disposizione dell’ente previdenziale: ci sembra votato al rapido suicidio.

Il quadro diviene ancora più difficile laddove si consideri il peso importante rivestito dalle prestazioni assistenziali sul totale delle uscite dell’INPS, prestazioni che vengono erogate prelevando le somme relative dal “monte contributivo” dei dipendenti in servizio: si tratta quindi di spese non coperte da specifici accantonamenti, che vanno a “sottrarre” risorse finanziarie al sistema pensionistico.

In termini generali, sarebbe auspicabile una netta separazione fra prestazioni previdenziali, e relativa spesa, da un lato e prestazioni assistenziale, e relativa spesa, dall’altro; la prima coperta da contributi, la seconda coperta da fiscalità generale. Una separazione che aiuterebbe, inoltre, il cittadino a ben “pesarne” benefici e pesi.
La spesa assistenziale per erogazione di pensioni assistenziali e per l’invalidità civile è stata così composta nel 2012 e 2013:


2012

2013

Invalidi civili
             16.662

             17.428

Altre prestazioni
               8.119

               7.899

assegni sociali, vitalizi




Spesa assistenziale totale
             24.781

             25.327


Fra le informazioni che riteniamo utili per una corretta valutazione della tenuta del sistema, rileviamo che non sono disponibili dati sulla consistenza delle pensioni di riversibilità, un istituto che assorbe risorse finanziarie slegate da una previsione attuariale e statistica, e che andrebbe rivista (inclusa una sua abolizione, per il futuro).

Rinviamo chi fosse interessato alla lettura del Rapporto Annuale INPS (sito www.inps.it), 364 pagine ricche di informazione, purtroppo non sempre quelle essenziali ed utili per capirne la dinamica finanziaria relativa alla gestione pensionistica. “Molto c’è da fare”, anche in questo campo.

In un prossimo terzo articolo affronteremo “gioie e dolori” del secondo e terzo pilastro, tenue baluardo alla rovinosa implosione del sistema pensionistico patrio.

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