sabato 15 novembre 2014

L’oro dei forzieri svizzeri.



Il 30 novembre 2014 gli svizzeri saranno chiamati a votare sul referendum che propone di elevare al 20% la componente di oro delle riserve ufficiale della Banca Nazionale Svizzera (BNS), componente che non potrebbe essere quindi venduta; negli obiettivi dei proponenti, la misura vorrebbe aumentare la stabilità finanziaria svizzera; la BNS è contraria, eccependo che in tal modo si intaccherebbe la “flessibilità nella gestione della politica monetaria; ci costringono a comprare oro ad ogni allargamento di bilancio. La proposta di rendere questo oro invendibile riduce inoltre il valore delle riserve auree di fatto a zero, perché non si possono più toccare. Il nostro mandato è la stabilità dei prezzo, non l’accumulo di oro invendibile”. 
Un “sì” causerebbe, nel breve, un aumento del presso dell’oro e ridurrebbe le riserve monetarie svizzere per “difendere quota 1,20” con l’euro, una soglia che BNS intende mantenere per evitare un apprezzamento del franco, con conseguenze negative sull’economia elvetica.
Da tempo le quotazioni dell’oro sono in discesa, cadute dal massimo di quasi 2.000 USD/oncia di 3 anni all’area attuale 1.150 USD/oncia, minimo dal 2010, e -40% da settembre 2011. 
Il ruolo dell’oro come “bene-rifugio” è storicamente opposto a quello del dollaro USA: quando questo si apprezza, e l’inflazione cala o si mantiene bassa, cala l’interesse per il metallo giallo. 
I “tifosi” del “sì” svizzero ci sono quindi anche fuori dai confini cantonali, e scommettono su un suo rimbalzo, ricordando le 3 "buone ragioni" per investire in oro nel lungo periodo: difesa dall’inflazione e dalla deflazione; protezione contro provvedimenti imprevisti delle autorità monetarie; difesa contro crisi geopolitiche e “shock” finanziari.  

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