sabato 11 aprile 2015

La giusta disubbidienza fiscale.




“” Per procurarsi denaro senza il Parlamento, Carlo I di Inghilterra si dedicò a interpretazioni “creative” e “economiche in verità” dei rimanenti dazi e corti giudiziarie feudali provenienti da prerogative reali. Per le classi possidenti (…) batter cassa senza la ratifica del Parlamento era puro e semplice furto di proprietà privata. Carlo si alienò la City multando coloro che avevano costruito fuori delle mura – la maggior parte della città era ormai stata costruita fuori delle mura romane – e, insieme, alzando i dazi doganali del 30 per cento senza il consenso del Parlamento. Dichiarò “Foresta reale” tutta la terra che era foresta nel 1301 e multò pesantemente gli attuali padroni legali, che tali erano da lungo tempo, per “violazione di proprietà privata”, racimolando così 34.000 sterline. La mossa successiva fu di multare 9280 inglesi che possedevano terre che rendevano sulle 40 sterline annue, costringendoli a pagarne circa 10, per non essersi presentati per essere nominati cavalieri all’incoronazione, nel 1625. La cosa gli procurò 174.284 sterline su un introito reale totale di 600.000. Tuttavia, la cosa più preoccupante era l’utilizzo di poteri da stato di emergenza su base universale e regolare; dal momento che “la volontà di un re è legge”, il re sosteneva di avere il potere di decidere che cosa costituisse un’emergenza. La Ship Money (cioè la tassa per la flotta militare) sarebbe stato il test case, la prova che ne avrebbe stabilito la legittimità.  (..) con il pretesto di dover creare una flotta per proteggere il traffico marittimo, Carlo, nel 1634, impose la Ship Money nelle contee costiere. Tassa che venne poi estesa nel 1635-1636 a tutto il paese. John Hampden, ricco proprietario terriero del Buckinghamshire (…), rifiutò di pagare le sue 40 sterline. Il che aveva enormi implicazioni costituzionali perché se il re poteva tassare a volontà e se la sua parola era legge, allora questo significava che poteva fare a meno sia del Parlamento sia della Common Law. Il caso fu discusso davanti a tutti i giudici della Common Law e il re vinse con una maggioranza ristretta di sette a cinque. Tuttavia, su una vittoria di Pirro: se infatti nel 1737-1638 circa il 90 per cento della tassa era stato pagato, per un totale di circa 210.000 sterline, nel 1639-1640 vi fu uno sciopero dei contribuenti che significò che l’80 per cento questa volta non poté esser riscosso.””

Richard Newbury, “Oliver Cromwell”, 2013, pg. 80-81

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