sabato 4 aprile 2015

L'ultimo sole di Versailles e l'espulsione dei Gesuiti dalla Francia.



“” Nel novembre del 1764 i centottanta componenti del Parlamento di Parigi, seguendo l’esempio del colleghi di Rouen, Besançon e Colmar, decidevano di espellere i Gesuiti. In Francia gli eredi di sant’Ignazio erano 3500, possedevano centocinquanta istituti e ottantacinque scuole dove si formavano i rampolli dell’aristocrazia e della borghesia francese (…). La decisione di cacciarli era dovuta a interessi economici. La guerra dei Sette anni aveva prosciugato l’erario e non era bastato fondere tutto l’oro e l’argento con cui Luigi XIV aveva abbellito i saloni della propria dimora, né vendere la collezione di pietre preziose che un tempo avevano adornato i suoi abiti di seta. Per la sua impareggiabile ricchezza la Compagnia di Gesù costituiva una specie di Stato nello Stato, faceva gola a qui notabili indaffarati, inutilmente, a sanare un bilancio pubblico disastroso. In un primo tempo Luigi XV non voleva convalidare il decreto di espulsione, ma poi aveva ceduto alle pressioni dei parlamentari e dei controllori delle Finanze. Non immaginava che una simile decisione avrebbe segnato le sorti della monarchia. (…) Per il giovane Luigi Augusto (il futuro Luigi XVI, ndr) l’episodio sembrava uno strano ricorso della Storia. Aveva avuto modo di leggere che un fatto analogo era accaduto all’alba del Trecento, quando lo sciagurato Filippo il Bello aveva sciolto l’ordine dei Templari e messo al rogo il gran maestro Giacomo di Molay. Si narrava che quel cavaliere, prima di morire avvolto dalle fiamme, avesse lanciato un anatema contro la famiglia reale e il papa, cagionando loro gravi sciagure, perciò egli temeva che anche i Gesuiti avrebbero potuto scagliare una maledizione contro i suoi parenti; non si sbagliava.””

Antonio Spinosa, “Luigi XVI. L’ultimo sole di Versailles”, pg. 28-29.

Nessun commento:

Posta un commento