domenica 30 agosto 2015

Credito agrario a due facce.



Negli ultimi 3 anni, il credito agrario, destinato al sostegno delle imprese agricole, ha visto gli impieghi crescere da 43,5 miliardi di euro (2012) a 44,4 miliardi (2014); secondo l’Osservatorio sul credito ISMEA è aumentato il numero delle imprese agricole che hanno chiesto finanziamenti, passate dal 18,3% del 2013 al 25,3% del 2014, con una percentuale di approvazione delle domande dell’85,8%, con una componente del medio-lungo termine al 40% delle erogazioni. Ma gli interessi medi sui prestiti sono superiori di quelli di altri settori produttivi, con i finanziamenti “auto liquidanti” (anticipi a breve termine) che presentano un interesse medio del 5% contro il 4,2% del sistema; un dato negativo che si aggiunge a quello, ben più pesante, del livello delle sofferenze, cresciute al 13% degli impieghi (il dato più alto degli ultimi 20 anni), con picchi del 20% in alcune aree geografiche; in totale, si tratta di 5,6 miliardi, per 18.000 imprese in difficoltà; e quasi 1 impresa su 5 presenta situazioni di crisi di liquidità, in particolare nel settore lattiero. Nel complesso, la qualità del credito è peggiorata, ed i costi finanziari ne danno immediata evidenza. Le imprese hanno difficoltà a rispettare i termini dei finanziamenti a medio-lungo termine (assunti per sostenere investimenti nel rinnovo di impianti, macchinari, produzioni agricole). 
Che sia a “km 0”, “bio” o tradizionale, l’agricoltura italiana è lo specchio infelice del Belpaese.

Nessun commento:

Posta un commento