Secondo uno studio di
BNEF (Bloomberg New Energy Finance), entro il 2026 il solare sarà competitivo,
in termini di prezzo, con tutte le alter fonti energetiche, con un dimezzamento
del costo degli impianti solari, che potrebbe portare alla fine del “dominio
del fossile”. Sulla base di queste previsioni, si attendono investimenti nel
solare di 3.700 miliardi US$ entro il 2040, che porterebbero l’energia solare a
pesare per 1/3 dell’energia prodotta complessivamente. La maggior crescita è attesa per gli impianti
su tetti, anche di piccole dimensioni e potenze, che renderebbe questa fonte di
energia di piccole dimensioni conveniente, fino a rappresentare il 13% del
totale prodotto. Un aspetto importante
che guiderà il prossimo futuro è l’aumento di efficienza energetica (ad
esempio, una lampada LED riduce il consumo dell’80% rispetto ad una lampada
tradizionale), che consentirà risparmi, anche in un mondo sempre più dominato
da apparecchi e “device” che necessitano di energia (smartphone e simili) ed in
uno scenario che vedrà una crescente fetta di popolazione sempre “connessa”: le
stime di crescita per i prossimi 25 anni indicano un +1,8% annuo, inferiore al
+3% del periodo 1990-2012; nei paesi ricchi dell’area OECD/OCSE il consumo
energetico sta diminuendo.
martedì 30 giugno 2015
lunedì 29 giugno 2015
Quanto conta la fiducia.
Una frase, molto contestata, del ministro tedesco Schäuble dice”austerity leads to confidence, confidence creates growth, and, if it’s not working for your country, it’s because you’re not doing it right”. I dati sull’evoluzione della occupazione, a partire da fine giugno 2007 (“pre-crisi”) dicono che la Germania ha aumentato del 6% il numero di occupati, in modo stabile; gli Stati Uniti (da cui era partita la “Great Depression”) hanno visto aumentare l’occupazione dell’1%; l’Italia (che aveva “tenuto” nel 2008 e 2009) ha oggi il 6% in meno di occupati del giugno 2007; infine, la Grecia (per tutti i noti motivi sempre all’ordine del giorno) ha perso il 22% rispetto a metà 2007. La fiducia manca nei 2 paesi mediterranei, e dove manca è difficile immaginare crescita, e senza crescita l’occupazione non sale, più spesso scende: oggi, la disoccupazione è al 6,4% in Germania, al 5,5% negli USA, al 12,4% in Italia, al 25,8% in Grecia.
L’austerità suona molto tedesca, come la fiducia.
domenica 28 giugno 2015
Referendum e società partecipate comunali.
La legge
Giolitti del 1903, a proposito della costituzione di una società partecipata da
parte di un comune, prevedeva:
“La deliberazione del consiglio comunale è sottoposta
anche al voto degli elettori del comune, convocati con manifesto della giunta
municipale da pubblicarsi almeno quindici giorni prima della convocazione. L’elettore
vota pel sì o pel no sulla questione della assunzione diretta del servizio. Nel
caso di risultato contrario alla deliberazione del consiglio comunale, la
proposta di assunzione diretta del servizio non può essere ripresentata se non
dopo tre anni, salvo che un quarto almeno degli elettori inscritti ne faccia
richiesta nelle forme prescritte dal regolamento; ma anche in questo caso non
dovrà esser trascorso meno di un anno dall’avvenuta votazione”.
Leggere, l'aggiornamento del nostro software.
Le biblioteche
italiane sono quasi 17.500, comprese le 46 biblioteche pubbliche
statali che conservano e raccolgono la produzione editoriale
italiana a livello nazionale e locale, le 1.557 biblioteche degli enti
religiosi, le 2.593 biblioteche delle università, le 7.014 degli enti locali.
Una distribuzione significativa sul territorio: 1 su 6 si trova in Lombardia, 1
su 11 nel Lazio, 1 su 12 in Piemonte (con una distribuzione assai composita sul
territorio: ad esempio, in Piemonte ce ne sono 75 in provincia di Asti, 200 in
provincia di Alessandria). Ve ne sono di antica e di più recente creazione:
7.574 sono state istituite dopo il 1948, in diretta correlazione con l’aumento
della scolarità nel nostro paese. Il 76% delle biblioteche sono aperte a tutti,
le restanti hanno accessi riservati a studiosi od appassionati.
Sono cresciute
le biblioteche, momenti di aggregazione e condivisione di esperienze, ma
diminuiscono i lettori: anche nel 2014 i lettori di libri sono diminuiti
rispetto all'anno precedente, confermando la tendenza negativa avviata nel
2010. Secondo i dati diffusi dall'Istat, nel 2014 oltre 23 milioni 750 mila
persone di 6 anni e più dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi
precedenti l'intervista, per motivi non strettamente scolastici o
professionali. Rispetto al 2013, la quota di lettori di libri è scesa dal 43%
al 41,4%. A salvare i libri ci pensano
le donne: la popolazione femminile mostra una maggiore propensione alla
lettura: il 48% delle femmine e solo il 34,5% dei maschi hanno letto almeno un
libro nel corso dell'anno. La quota di lettori è superiore al 50% della
popolazione solo tra gli 11 ed i 19 anni mentre la fascia di età in cui si
legge di più è quella tra gli 11 e i 14 anni (53,5%).
I "lettori forti", vale a dire le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 14,3% del totale, categoria sostanzialmente stabile nel tempo. La crisi della lettura è da attribuire soprattutto a una diminuzione dei "lettori deboli" (da 11,5 milioni del 2013 a 10,7 del 2014, pari a una variazione annua del -6,8%). Quasi un lettore su due (45%) dichiara di aver letto al massimo tre libri in un anno. La propensione alla lettura, secondo l'Istat, è fortemente condizionata dall'ambiente familiare: leggono libri il 66,9% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 32,7% di quelli con genitori che non leggono libri. Dal rapporto dell'istituto emerge che quasi una famiglia su dieci (9,8%) non ha alcun libro in casa; il 63,5% ne ha al massimo 100. Nel Mezzogiorno la lettura continua ad essere molto meno diffusa rispetto al resto del Paese: meno di una persona su tre nel Sud e nelle isole ha letto almeno un libro (la quota di lettori è rispettivamente il 29,4% e il 31,1% della popolazione). Alla Sicilia spetta la maglia nera nella graduatoria nazionale delle regioni italiane, con la percentuale più alta di persone, che non legge (il 71,8%). Dopo l'isola viene la Puglia con il 70,8%. A livello territoriale, la lettura risulta più diffusa al Nord, dove dichiara di aver letto almeno un libro il 48,5% delle persone residenti. Complessivamente si legge di più nei comuni centro dell'area metropolitana: la quota di lettori è al 50,8%, ma scende al 37,2% in quelli con meno di duemila abitanti.
Secondo l'analisi, la scarsa propensione alla lettura, oltre che dal livello di istruzione, è indice di difficoltà di accesso anche ad altre risorse e opportunità culturali; ai non lettori, infatti, corrispondono livelli di partecipazione culturale - come visite a musei o mostre, siti archeologici - significativamente inferiori alla media.
Il principale fattore che limita la diffusione dei libri in Italia è, per un editore su due (49,9%), la mancanza di un'efficace educazione alla lettura. Ma la produzione di nuovi titoli è sempre in crescita, indice di una “inflazione” di titoli, argomenti, manuali, “instant book” e “chincaglieria varia”: aumentano del 6,3% i titoli pubblicati e del 2,5% le copie stampate.
I "lettori forti", vale a dire le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 14,3% del totale, categoria sostanzialmente stabile nel tempo. La crisi della lettura è da attribuire soprattutto a una diminuzione dei "lettori deboli" (da 11,5 milioni del 2013 a 10,7 del 2014, pari a una variazione annua del -6,8%). Quasi un lettore su due (45%) dichiara di aver letto al massimo tre libri in un anno. La propensione alla lettura, secondo l'Istat, è fortemente condizionata dall'ambiente familiare: leggono libri il 66,9% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 32,7% di quelli con genitori che non leggono libri. Dal rapporto dell'istituto emerge che quasi una famiglia su dieci (9,8%) non ha alcun libro in casa; il 63,5% ne ha al massimo 100. Nel Mezzogiorno la lettura continua ad essere molto meno diffusa rispetto al resto del Paese: meno di una persona su tre nel Sud e nelle isole ha letto almeno un libro (la quota di lettori è rispettivamente il 29,4% e il 31,1% della popolazione). Alla Sicilia spetta la maglia nera nella graduatoria nazionale delle regioni italiane, con la percentuale più alta di persone, che non legge (il 71,8%). Dopo l'isola viene la Puglia con il 70,8%. A livello territoriale, la lettura risulta più diffusa al Nord, dove dichiara di aver letto almeno un libro il 48,5% delle persone residenti. Complessivamente si legge di più nei comuni centro dell'area metropolitana: la quota di lettori è al 50,8%, ma scende al 37,2% in quelli con meno di duemila abitanti.
Secondo l'analisi, la scarsa propensione alla lettura, oltre che dal livello di istruzione, è indice di difficoltà di accesso anche ad altre risorse e opportunità culturali; ai non lettori, infatti, corrispondono livelli di partecipazione culturale - come visite a musei o mostre, siti archeologici - significativamente inferiori alla media.
Il principale fattore che limita la diffusione dei libri in Italia è, per un editore su due (49,9%), la mancanza di un'efficace educazione alla lettura. Ma la produzione di nuovi titoli è sempre in crescita, indice di una “inflazione” di titoli, argomenti, manuali, “instant book” e “chincaglieria varia”: aumentano del 6,3% i titoli pubblicati e del 2,5% le copie stampate.
Elemento di notevole interesse, destinato a crescere in modo esponenziale,
è che il mercato digitale continua a crescere. Quasi un libro stampato su
quattro (circa 15.000 titoli, pari a oltre il 24% della produzione totale del
2013) è diffuso anche in formato e-book. E circa 5 milioni di persone di 6 anni
e più hanno dichiarato di avere letto o scaricato libri online o e-book negli
ultimi tre mesi: una quota pari all'8,7% della popolazione di 6 anni e più ed
al 15,6% delle persone che hanno utilizzato internet negli ultimi tre mesi.
La versione digitale è ormai prevista per quasi la metà dei libri scolastici (49,6%). Le librerie indipendenti e gli “store” online sono considerati dalla maggioranza degli editori (rispettivamente il 41,3% e il 31,5%) i canali di distribuzione su cui puntare, per accrescere la domanda ed ampliare il pubblico dei lettori. Il settore dell'editoria per ragazzi mostra invece una netta ripresa (+18,6% il numero di titoli pubblicati rispetto al 2012) e +23,1% per l'editoria educativo-scolastica.
Un libro
è per sempre, e ti accompagna senza far rumore, aggiornando costantemente il
software del nostro pensare.
La versione digitale è ormai prevista per quasi la metà dei libri scolastici (49,6%). Le librerie indipendenti e gli “store” online sono considerati dalla maggioranza degli editori (rispettivamente il 41,3% e il 31,5%) i canali di distribuzione su cui puntare, per accrescere la domanda ed ampliare il pubblico dei lettori. Il settore dell'editoria per ragazzi mostra invece una netta ripresa (+18,6% il numero di titoli pubblicati rispetto al 2012) e +23,1% per l'editoria educativo-scolastica.
sabato 27 giugno 2015
Assicurazioni italiane in buona salute.
Nella relazione annuale, l’IVASS segnala che le
compagnie assicurative italiane sono tornate a fare utili, con un ROE
complessivo salito al 9,3% nel 2014 (8,2% nel 2013); la raccolta premi è
aumentata del 20% nel 2014, con una crescita dei premi di 150 miliardi, quasi
interamente nel ramo vita. La capitalizzazione del sistema assicurativo è
adeguato, pari al doppio del requisito patrimoniale richiesto da Solvency II.
Sul lato degli attivi di bilancio, nel ramo vita i titoli di stato sono il
74,8% del totale dei titoli di debito detenuti: per questo tipo di
investimento, l’IVASS ritiene di non aderire alla opinione dell’ EIOPA (il
regolatore europeo) che vorrebbe una ponderazione del patrimonio di vigilanza
per il “rischio sovrano”. L’IVASS ha inoltre ricordato e segnalato
“l’opportunità finora non colta” dalle compagnie di partecipare al
finanziamento delle imprese attraverso i minibond e le cartolarizzazioni, che
avrebbero una “potenza di fuoco” di almeno 60 miliardi, da parte delle
assicurazioni.
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