“” Per quanto
esigente, una città non può ottenere sempre tutto da tutti, fino all’estremo
sacrificio, se non attraverso un’adesione ragionevole proveniente, in primo
luogo, dall’interesse, beninteso, di ognuno. Nella vita in comune, vi sono
immensi vantaggi ma anche inconvenienti, pericoli ed oneri. (…) Si può
inculcare quanto si vuole nei cittadini, mediante una morale collettiva della
quale essi vengono imbevuti sin dall’infanzia, in primo luogo nella famiglia,
spirito civico, sacrificio e rassegnazione: se l’onere è troppo grave, e
soprattutto se è mal ripartito, il legame tende a rompersi.
Il problema
fondamentale della città è dunque quello della ripartizione degli oneri e dei
vantaggi. Ripartizione tra i due bilanci: i vantaggi devono essere in linea di
massima superiori; ripartizione nel tempo: essi si devono alternare (gli oneri,
in particolare, non devono essere né definitivi né permanenti); ripartizione,
infine, tra i cittadini: non sempre gli stessi cittadini, non tutti gli oneri
per alcuni e tutti i vantaggi per altri. “”
“L’uomo romano”, a cura di Andrea
Giardina, capitolo primo, “Il cittadino, il politico”, pagg. 9-13.
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