“” “Gli uni si dedicano particolarmente al
servizio di Dio; gli altri a proteggere lo Stato con le armi; gli altri a
nutrirlo e a mantenerlo con le attività della pace. Sono questi i nostri tre
ordini o stati generali di Francia: il Clero, la Nobiltà e il Terzo Stato ”.
Questa
affermazione è fra quelle che si leggono all’inizio del Traitè des Ordres et Simple Dignitez che il parigino Charles
Loyseau pubblicò nel 1610 e che, giudicato subito estremamente utile, fu
costantemente ripubblicato nel corso del XVII secolo. Con queste parole viene
definito l’ordine sociale – cioè l’ordine politico – ossia l’ordine per
antonomasia. Tre “stati”, tre categorie stabilite, salde, tre divisioni
gerarchizzate. (…) O piuttosto tre “ordini” – ed è questo il termine che
evidentemente Loyseau preferisce. Il più alto rivolto al cielo, gli altri due
rivolti alla terra, tutti e tre impegnati a sostenere lo Stato (stavolta con la
maiuscola), l’ordine medio garantendo la sicurezza, l’ordine inferiore nutrendo
gli altri due. Tre funzioni, dunque, complementari. Solidarietà triangolare. Triangolo:
una base, un vertice e, soprattutto, quella struttura terziaria che,
misteriosamente, dà il senso dell’equilibrio. (…) questo corpo sociale è
composito, che nel suo ambito si sovrappongono strati e gradi, che qui tutto è
questione di rango, di precedenza, che talvolta ci si batte per decidere chi
per primo varcherà la soglia, si sidereà, o proteggerà il capo. All’interno di
questa complessità Loyseau vorrebbe mettere anche dell’ordine. (…) “Bisogna che vi sia ordine in tutte le cose,
sia per la convenienza, sia per la direzione di quelle”. (…) Ma la
disciplina richiede l’ineguaglianza. “Noi
non possiamo vivere insieme in eguaglianza di condizione, anzi bisogna
necessariamente che gli uni comandino e che gli altri ubbidiscano.” (…)
Secondo questa teoria l’ordine riposa sulla pluralità degli ordini, su una
concatenazione di rapporti binari, dove una parte dà degli ordini e l’altra li
esegue o li trasmette. “”
Georges Duby, “Lo specchio del
feudalesimo. Sacerdoti, guerrieri e lavoratori”, 1978-1998, pgg. 3-5
Nessun commento:
Posta un commento