La statunitense Monsanto ha formulato una proposta di acquisto
della svizzera Syngenta AG del valore di 45 miliardi US$, che darebbe vita al
maggior produttore di pesticidi, sementi di grano e soia con una quota di
mercato del 42% in Nord America, 28% in America Latina, 25% in Europa, e del
26% a livello mondiale. Le Authority saranno chiamate a valutare se la fusione
possa alterare la competizione e rappresentare una (eccessiva) concentrazione
di mercato; in passato, l’Antitrust USA non ha bloccato questo tipo di
“integrazione verticale”. Un secondo aspetto che sarà sotto esame è quello del
possibile trasferimento della sede legale, e quindi della legislazione fiscale
applicabile, dagli USA alla Svizzera (la c.d. “tax inversion”), che potrebbe
significare minori tasse pagate dalla società e minori incassi per il fisco
USA. Terzo aspetto è la reazione degli agricoltori che temono un predominio non
solo di mercato ma soprattutto di prezzo: “when you have that much market
power, there’s so much money th be made using your market power to push the
company’s interest forward”, nelle parole di National Farmers Union; altri
aggiungono che “Monsanto’s overpriced their technology. The
only way you stop that attitude is there needs to be a competitor or
competitors who can put same-level quality product out there and compete with
them toe to toe”.
La competizione serve, sempre.
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