Un estratto di questo articolo è stato pubblicato nella rubrica #IlGraffio di AdviseOnlyBlog, in data 26.6.2015.
Il mattone è sempre
piaciuto agli italiani ed i fondi immobiliari, retail ed istituzionali, seguono a
ruota.
Ma non
tutto e non sempre è un buon affare. Vediamo perché.
Nel 2012,
i fondi immobiliari giunti a scadenza (e quindi, rimborsabili agli investitori,
prevalentemente “retail”) furono 6,5 miliardi di euro; erano 5,8 miliardi nel
2013; sono 4,7 miliardi a fine 2014. Le difficoltà del mercato immobiliare, con
offerta elevata e domanda asfittica, hanno determinato da un lato fusioni ed
acquisizioni fra i fondi per contrastare la contrazione dei risultati delle
società di gestione, dall’altro un allungamento delle scadenze di rimborso.
La Banca
d’Italia ha manifestato preoccupazione per il rischio di un eccesso di
pressione al ribasso sul valore degli attivi, segnalando l’opportunità di una
più graduale, e lenta, liquidazione del patrimonio immobiliare detenuto dai
fondi immobiliari; il provvedimento relativo è arrivato nell’agosto 2014 (legge
116/2014, che ha introdotto la proroga straordinaria di durata massima biennali
per i fondi immobiliari retail, estensibile sino al 31.12.2017 per i soli fondi
che fossero in scadenza entro il 31.12.2015). Nelle parole di Assoimmobiliare
“”le considerazioni fatte a suo tempo dall’Organo di vigilanza rivelano non
solamente i potenziali effetti di un eccesso di offerta su un mercato
immobiliare già in affanno, quanto il rischio sistemico che tale situazione può
innescare. A poco è servito il ricorso ai periodi di grazia o proroghe poiché
si è solo spostato in avanti il problema, confidando in un’improbabile ripresa
del mercato immobiliare””.
Le
proroghe ritardano la possibilità dei risparmiatori di recuperare il capitale
investito, che nel frattempo ha un NAV (valore netto del fondo) superiore al
presumibile valore di realizzo del patrimonio immobiliare.
CONSOB ha
avviato una verifica sugli investimenti in immobili e fondi immobiliari da
parte dei fondi pensione, che secondo l’organo di vigilanza “investono in modo
massiccio le loro risorse nei fondi immobiliari rappresentando circa un quarto
del totale di patrimonio gestito dai fondi immobiliari”; sono stati rilevati
casi di inadeguata gestione con pregiudizi economici per il patrimonio.
Il DL
98/2011 (in applicazione dal 1.7.2015) prescrive che i fondi previdenziali non
investano oltre il 20% del loro patrimonio in immobili e diritti reali
immobiliari, ed oltre il 30% in fondi immobiliari; ove oggi tali percentuali
fossero maggiori, gli enti dovranno ridurle per rientrare nei limiti (entro 5
anni per i beni immobili, entro 18 mesi per i fondi).
Una stima
indica in 6.500 – 7.000 milioni la quota investita in fondi, eccedente la
previsione di legge: ci sarà quindi una massa importante di investimenti –
stimata in almeno 800 milioni -- sul piede di partenza, che si aggiunge ai
4.700 milioni già giunti a scadenza a fine 2014 (e non ancora dismessi) ed ai
5.800 milioni di investimenti in fondi immobiliari che giungeranno a scadenza,
e quindi liquidabili, entro il 2021 (stima).
Una
situazione in cui gli enti potrebbero trovarsi a dismettere a sconto una parte
consistente dei loro investimenti.
Non è
tutto oro quello che luccica, specie se se ne sta lì, immobile.
Nessun commento:
Posta un commento