Braccio di ferro fra Italia e Consiglio e Commissione UE sul “Made
in”, che la UE vuole limitare alle calzature ed a parte della ceramica, ed il
governo italiano vuole invece vedere allargato a tutta la ceramica ed a
tessile, oreficeria e legno arredo. Querelle non banale, per le imprese ed il
sistema-Italia, che vede fatturati importanti nel tessile-abbigliamento (52, 4
miliardi di euro), calzature (7,5 miliardi), ceramica (4,9 miliardi), ma anche
nel legno arredo (26,7 miliardi) e oreficeria (7 miliardi). Una
contrapposizione forte con chi vuole un “Made in” circoscritto (Germania a
guidare il gruppetto). Confindustria è contraria alla proposta, in quanto “il
campo di applicazione previsto sarebbe troppo limitato in quando prenderebbe in
considerazione soltanto il settore delle calzature e parte di quello della
ceramica, escludendo comparti fondamentali come le piastrelle ed almeno altre
tre interi settori cruciali per l’industria italiana, come il tessile, l’arredamento
e la gioielleria”. Una partita che non finirà in pareggio, ma prevedibilmente
in perdita, “more solito”.
L’Italia affonda e manca la scialuppa di
salvataggio.
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