lunedì 1 giugno 2015

“Made-in” sotto scacco.



Braccio di ferro fra Italia e Consiglio e Commissione UE sul “Made in”, che la UE vuole limitare alle calzature ed a parte della ceramica, ed il governo italiano vuole invece vedere allargato a tutta la ceramica ed a tessile, oreficeria e legno arredo. Querelle non banale, per le imprese ed il sistema-Italia, che vede fatturati importanti nel tessile-abbigliamento (52, 4 miliardi di euro), calzature (7,5 miliardi), ceramica (4,9 miliardi), ma anche nel legno arredo (26,7 miliardi) e oreficeria (7 miliardi). Una contrapposizione forte con chi vuole un “Made in” circoscritto (Germania a guidare il gruppetto). Confindustria è contraria alla proposta, in quanto “il campo di applicazione previsto sarebbe troppo limitato in quando prenderebbe in considerazione soltanto il settore delle calzature e parte di quello della ceramica, escludendo comparti fondamentali come le piastrelle ed almeno altre tre interi settori cruciali per l’industria italiana, come il tessile, l’arredamento e la gioielleria”. Una partita che non finirà in pareggio, ma prevedibilmente in perdita, “more solito”. 
L’Italia affonda e manca la scialuppa di salvataggio.

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