Nel 2014, i fallimenti di società con rating S&P sono stati
60 (45 quelli di società con rating attivo ad inizion anno) per un controvalore
delle emissioni obbligazionarie corporate andate in default di 91,6 miliardi
US$, contro i 97,3 miliardi del 2013; le imprese USA sono state il 55% dei
default, quelle dei paesi emergenti il 25%. In una situazione di tassi bassi su
un periodo di tempo prolungato, la capacità di rimborso dei debitori è
migliorata, ma “il rischio di un aumento dei tassi di interesse, specialmente
se improvviso, potrebbe creare problemi nella capacità finanziaria e quindi nel
rating di debitori con livelli molto elevati di debito e con business mediocri”.
Anche per i debitori sovrani la situazione è stabile, con un solo default
avvenuto nel 2014, quello argentino. Dal 1975 al 2014, una analisi storica
evidenzia che i paesi con rating alti mostrano una maggiore stabilità del loro
merito di credito: nel periodo considerato, il 96,8% dei paesi con rating AAA
hanno mantenuto il proprio rating nei 12 mesi successivi, e per i paesi con
rating BB tale percentuale è stata l’87,4%; la metodologia di rating sembra
essere un buon indice dell’affidabilità del debitore emittente; su 127 rating
governativi esistenti ad inizio 2014, 95 sono rimasti stabili, 11 sono stati
alzati, 19 sono stati abbassati (e fra questi, l’Italia).
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