Compravendita di "buoni CO2".
La Environmental Protection Agency (EPA) statunitense prevede che i costruttori
di auto “virtuosi” le cui autovetture emettono CO2 a livelli inferiori a quelli
previsti dalle norme USA possano vendere tali “crediti” (c.d. “regulatory
credits”) alle case automobilistiche le cui autovetture inquinano di più. La
formula per il calcolo dei regulatory credits tiene conto di quantità di
autovetture vendute, loro tipologia (pick-up e SUV inquinano di più), eventuali
modelli elettrici od ibridi, accorgimenti per la riduzione dei consumi ( come
gli “start&stop”). Secondo l’EPA, la casa più virtuosa è (ovviamente) la
Tesla, che produce solo autovetture elettriche e può quindi “vendere” i suoi
crediti, cosa che ha fatto nel 2014 incassando 216 milioni US$; seguono le
giapponesi Toyota, Honda e Nissan; FCA ha indicato nel suo bilancio a fine
settembre 2015 di avere crediti per 545 milioni US$ (acquistati sul mercato),
inseriti fra le attività immateriali ammortizzabili su 7 anni, peraltro non
compensati nel periodo di osservazione EPA. Analogo acquisto è stato fatto da
Mercedes. Il valore medio di emissioni rilevato dall’EPA nel periodo di
osservazione (settembre 2013 - agosto 2014) è di 294 grammi/miglio, superato da
GM (288), Ford (289) FCA (309); BMW ha fatto meglio (circa 260 grammi/miglio);
i risultati di VW sono stati eliminati dal report EPA a seguito del “dieselgate
affair”.
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