“” All’epoca del re Luigi XIV, viveva in Francia il signor
René Cardillac, un orafo di straordinaria bravura, al punto che i suoi gioielli
erano ammirati dagli aristocratici, in particolare dalle nobildonne, di tutta
Europa. Ma Cardillac non era affatto felice del suo successo: per quanto fosse
ben pagato, non riusciva a sopportare l’idea che i suoi gioielli, alla cui
creazione dedicava il suo talento, finissero appesi al collo e alle orecchie o
infilati nelle dita della mano di persone che li possedevano per esibire la
propria vanità e ricchezza. Gente indifferente e ignara del valore artistico di
quegli oggetti, ma consapevole di quali vantaggi questi potessero offrire
quando venivano sfoggiati nel salotti dell’aristocrazia parigina per distinguersi dai rivali di
corte, anch’essi alla ricerca di benevolenze e favori.
Il disprezzo per i propri clienti fini per trasformare
Cardillac in un omicida: con lo stesso impegno con cui inventava le sue opere
di oreficeria, programmò l’uccisione in grande stile dei suoi acquirenti
indegni si portare le sue creazioni.””
(Stefano Zecchi, Il lusso, pg. 3)
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