Nel II secolo
a.C. si verificarono cambiamenti fondamentali nelle condizione della classe
contadina, in conseguenza delle grandi conquiste mediterranee. Il processo
portò infatti a una fondamentale “modernizzazione” delle strutture sociali ed
economiche: Roma cominciò ad assomigliare ai paesi ellenistici più sviluppati.
(…)
Quali furono le cause di questa crisi? (…)
Anzitutto il servizio militare,
che allontanava i contadini dai campi e li teneva a lungo fuori dei confini
dell’Italia. Se il pater familias
restava per molti anni lontano, la sua azienda finiva fatalmente per decadere
per mancanza di controllo e per carenza di manodopera. Inoltre, quando tornava,
era ormai disabituato al duro lavoro dei campi. (…).
Era anche possibile
sopravvivere (a Roma) usufruendo di distribuzioni di cereali a basso prezzo o (successivamente)
gratuite, facendosi mantenere dai patroni. Scrive Sallustio: “”I giovani che prima
avevano tollerato la povertà guadagnandosi di che vivere con il lavoro delle
loro braccia, allettati dalle distribuzioni pubbliche e private, preferivano l’ozio
in città a un lavoro ingrato”” (La congiura di Catilina, 37, 6). Ma Roma
attraeva anche con il suo stile di vita: “”I contadini hanno abbandonato la
falce e l’aratro e preferiscono usare le mani per applaudire al teatro o al
circo piuttosto che per mietere o vendemmiare”” (Varrone, L’agricoltura, 2,
pref. 4).
Un’altra causa era la concorrenza della grande proprietà terriera,
concentrata nelle mani dei senatori, dei cavalieri e delle aristocrazie locali.
(…).
L’esodo massiccio dei contadini verso le città ebbe conseguenze molto
gravi per la Repubblica romana anche sotto il profilo militare: il reclutamento
divenne infatti sempre più difficile.””.
L’uomo romano,
Il contadino, pagg. 224-225. 1989.
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