domenica 13 settembre 2015

Debito e tassi, gemelli siamesi.



Nei prossimi 5 anni, “Corporate America” dovrà rimborsare 4.000 miliardi US$ di debito (obbligazioni societarie, o “bond”), per oltre 1/3 da parte di società con rating “Speculative”; nella aspettativa di interessi crescenti e stretta monetaria della FED negli anni a venire, negli ultimi 4 anni le società USA hanno dato corso ad una massiccia “campagna” di finanziamenti, favorita da ampia liquidità (post-QE), bassi tassi, prospettive aziendali positive: le nuove emissioni sono state di 1.000 miliardi annui nel 2012, 2013, 2104 (stima di S&P’s), in coincidenza con importanti operazioni di riacquisto di azioni (“buy-back”), acquisizioni, distribuzione straordinaria di dividendi. Nella prima metà del 2015 questa “campagna” è salita di tono, con emission in crescita del 50% rispetto all’anno precedente per le società “investment grade” (e.g.,  Apple, Comcast, Exxon, Boeing) e del 21% per le società con rating “junk”.  Dopo la sbornia, potrebbe arrivare il risveglio: I “trader” scommettono che la FED alzerà i tassi entro fine anno per la prima volta dopo un decennio (“It has become clear we are close to the point when the Fed starts to raise rates”), e gli effetti sono già presenti sul mercato. Il maggior debito assunto ha portato ad un deterioramento della struttura finanziaria di “Corporate America”, con un rapporto di 2,6 volte gli utili degli ultimi 12 mesi, il livello più alto dal 2002, ed il tasso di insolvenza attesa sui “junk bond” potrebbe raddoppiare nel 2016; fra i settori statunitensi che potrebbero essere maggiormente colpiti vi à quello dell’energia: “the concern for lowly rated energy companies is not if they pay 7 per cent or 9 per cent interest rates, but whether they can get financing at all”. 
Come quando di decolla sull’aereo, “please, fasten your seat belt and keep calm”.

Nessun commento:

Posta un commento