giovedì 24 settembre 2015

Lo shale gas va in "default".

Dall’inizio del 2015, 9 società petrolifere ed energetiche USA hanno chiesto il “Chapter 11” (concordato fallimentare) e i “bond” di 15 società sono in “default”: effetto della caduta del prezzo del petrolio; la stima è che nei prossimi 5 anni andranno in “default” prestiti bancari e “bond” per un valore di 550 miliardi US$ (di cui 72 miliardi nel 2015 e 85 miliardi nel 2016; fonte: BMI Research); oggi, sono 168 le società “distressed” le cui obbligazioni hanno rendimenti superiori al 10% (e quindi presumibilmente vicine al “default”).
L’ultima “vittima” è Samson Resources, controllata da KKR, un noto fondo di private equity; negli ultimi 4 anni i fondi di PE hanno investito oltre 48 miliardi US$ in società dell’ “Oil & Gas” (fonte: Dealogic), un settore che ha già visto una riduzione dei “rating”; una eventuale “stretta” da parte dei fondi di PE sarebbe molto severa per tutto il settore energetico, alle prese con un mercato che spunta prezzi ai minimi per il petrolio; anche l’OPEC prevede una risalita assai lenta del prezzo del “crude oil” che raggiungerebbe nuovamente “quota 80” solo nel 2020. “”I produttori più deboli potrebbero vivere o viceversa morire per un capriccio dei loro finanziatori”” che si accingono ad un severo “taglio” delle linee di credito almeno del 15%.

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