sabato 26 settembre 2015

In fabbrica è scoppiata la lotta per la leadership tecnologica.




In Germania si narra che per esser presi seriamente sul lavoro, questo deve iniziare per “e” e finire con “ngineering”; l’”hardware” tedesco è famoso ed apprezzato, ma la nuova frontiera della produzione si gioca sulla capacità di far dialogare le macchine fra loro, e per farlo ci vuole il “software”. “Corporate Germany” sente il fiato sul collo di “Corporate America” che prende le sembianze di Google, Apple e simili. La Germania, sotto la guida del governo, ha lanciato “Industrie 4.0”, un programma di politica industriale che vede industria (ed in particolare “Mittelstand”, le imprese a proprietà familiare di medie dimensioni che sono il “cuore” dell’industria tedesca), università, amministrazione pubblica unite per creare la fabbrica del futuro col supporto della tecnologia “soft”. Un analogo programma è nato negli USA: è Industrial Internet Consortium/ IIC che cerca di coordinare l’utilizzo di nuove tecnologie e di cui fanno parte imprese private, quali IBM, GE, e 200 imprese USA, giapponesi, ed anche tedesche. In gioco c’è anche il futuro della industria manifatturiera tedesca che occupa 15 milioni di persone, circa 1/3 di tutta la forza-lavoro tedesca; entro il 2020 Industrie 4.0 si attende di completare investimenti per 45 miliardi US$, pari alla metà di tutti gli investimenti dell’industria germanica (fonte: PWC); a livello globale, gli investimenti nell’ “internet della produzione”, oggi pari a 20 miliardi US$, nel 2020 saranno 500 miliardi US$ (fonte: Wikibon). ““Negli USA vogliono compiere molti piccoli passi, il più rapidamente possibile; in Germania, lo sforzo è molto più teoretico: trovare prima il modello “giusto” e poi implementarlo””.


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