lunedì 14 settembre 2015

I conti del pallone: o nel pallone?

E’ iniziato il campionato di calcio 2015-2016; come diceva un ex-presidente di una squadra di calcio spesso vincente: “vincere non è importante; è l’unica cosa che conta”.

Sì, ma quanto costa?

Sulla base dei risultati dello scorso campionato 2014-2015 e facendo riferimento al monte-ingaggi dei calciatori, lo scudetto della Juventus è costato assai: la squadra torinese ha speso complessivamente 118 milioni di euro, e per ogni punto degli 87 conquistati ha speso 1.356.000 euro; la Roma, arrivata seconda con 70 punti e con un monte ingaggi di 98 milioni, ne ha spesi 1.400.000 per ogni punto; la performance peggiore è quella del Milan, che con una spesa complessiva di 94 milioni come monte-ingaggi ha collezionato 52 punti, quindi 1.808.000 euro a punto; poco meglio è andata a Inter (1.273.000 euro a punto: l’anno scorso sono stati 55 per un monte-ingaggi di 70 milioni), Napoli (1.111 euro a punto: l’anno passato sono stati 63, con un monte-ingaggi di 70 milioni). Nella classifica dei “virtuosi” vediamo Torino (500.000 euro a punto: con 27 milioni di ingaggi i punti sono stati 54), Samp (500.000 euro a punto: con 28 milioni i punti sono stati 56), mentre in testa a questa “economica” classifica si piazza l’Empoli che ha fatto fermare il “tassametro” a 262.000 euro a punto, a fronte di 42 punti ottenuti con un monte-ingaggi di 11 milioni. Se è quindi vero che “chi più e meglio spende, poi vince”, è anche vero che una attenta ed oculata gestione finanziaria conduce a risultati tutt’altro che disprezzabili, ed in alcuni casi da definire ottimi.

Ma che cosa dobbiamo attenderci per il campionato in corso? Chi ha messo mano alle tasche per strappare lo scudetto alla Vecchia Signora? E chi ha messo un freno alla corsa all’ingaggio?

Deluse da tanti anni magri, Inter, Milan, Roma e Napoli hanno deciso di aumentare la posta sul “jack pot”: e se la Juventus ha aumentato il suo monte-ingaggi del 5,1% (da 118 a 124 milioni totali) nonostante la perdita di 3 grandi campioni, Napoli (+5,7%, passando da 70 a 74 milioni), Milan (+7,4%, da 94 a 101 milioni), Roma (+15,3%, da 98 a 113 milioni) e soprattutto Inter (+34,3%, da 70 a 94 milioni) hanno innestato la quinta e sgommato già alla griglia di partenza.
La Juventus resta la squadra col monte ingaggi superiore (124 milioni), il 10% in più della più diretta concorrente alla classifica della spesa totale, la Roma, il 23% in più del Milan, il 34% in più dell’Inter.
Alcuni “club” hanno dato una “sforbiciata” agli ingaggi: meno 20% il Sassuolo (da 28 a 27 milioni), meno 18% la Fiorentina (da 56 a 46 milioni), meno 12% il Chievo (da 18,3 a 16 milioni), meno 11% il Torino (da 27 a 24 milioni).


Per consolarci, diamo una breve occhiata a chi si è presentato in modo frugale, facendo di necessità (pochi soldi da mettere sul campo) virtù (meglio stare coi piedi per terra); nella speciale classifica dei “virtuosi”, spicca la neo-promossa Frosinone con 8 milioni di monte ingaggi: la Juventus ne spende 16 volte tanto; a seguire, la neo-promossa Carpi con 13 milioni, poco oltre 1/10 di quanto spende la Juventus; e poi la confermata Empoli (14 milioni).

Il calcio è un gioco ed i suoi risultati non sono determinati solo da quanti soldi si mettono sul tavolo; ma come diceva Henry Ford I (“la metà dei soldi che spendo in pubblicità sono sprecati, ma non so quale sia questa metà”), troppo spesso i soldi investiti nella rosa della prima squadra sono come le foglie secche: gettati al vento.

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