lunedì 7 settembre 2015

Il gap di imprenditorialità.



Come ogni anno, il Global Entrepreneurship Index fotografa il grado di imprenditorialità dei singoli paesi, facendo riferimento a criteri quali livello di tecnologia, investimenti, disponibilità di capitale di rischio, livello e qualità della formazione. Gli USA si confermano al primo posto con un indice sintetico di 85, seguiti da Canada (81,5), Australia (77,6), Gran Bretagna (72,7), Svezia (71,8), Danimarca (71,4), Islanda (70,4), Taiwan (69,1); la Germania è all’ undicesimo posto (67,4), l’Italia al posto numero 49 con un indice di 41,3. La fotografia, vista nei particolari, mostra come a più alta imprenditorialità corrisponde maggiore nuova occupazione, creata da nuove imprese in particolare piccole e medie (PMI): il 40% del PIL USA è creato da imprese che non esistevano 20 anni fa, dove 6 posti di lavoro su 10 creati da nuove imprese vengono mantenuti dopo 5 anni dalla nascita della nuova impresa; ed oltre la metà dei posti di lavoro creati in Europa in questi ultimi 15 anni (nonostante la crisi epocale avvenuta nel biennio 2007-2008) è arrivata da PMI. Gli eco-sistemi più favorevoli alla nascita di imprese restano quelli a maggiore concentrazione di tecnologia: Silicon Valley ed Israele, eco-sistemi dinamici dove la “turbolenza” rappresentata da nascite e decessi di imprese è nel DNA.


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