Nei primi 9 mesi
del 2015 sono state completate 326 operazioni di M&A che hanno interessato
imprese italiane, in acquisto e/o in vendita (erano 433 nello stesso periodo
del 2014) per un controvalore di 25 miliardi di euro (contro i 20 miliardi dei
primi 9 mesi 2014); ci sono state grandi operazioni che hanno fatto superare la
soglia di 1 miliardo di euro (contro le 5 del 2014), come l’acquisto di Pirelli
da parte di un operatore cinese (2,2 miliardi), quote di Telecom Italia da
parte della francese Vivendi (2,3 miliardi), la vendita di World Duty Free da
parte dei Benetton a Dufry (1,3 miliardi), l’acquisto della statunitense IGT da
parte di Gtech (3,4 miliardi), la vendita di Cushman & Wakefield da Exor a
DTZ (1,1 miliardi), la vendita di BSI da Generali a Btg Pactual (1,1 miliardi),
l’acquisto di Italcementi da parte di Heidelberg (1,7 miliardi); molte le
operazioni M&A di minore dimensione, ma importanti per il consolidamento
industriale in settori vari. La stima (fatta da KPMG) è che in tutto l’anno le
operazioni possano far segnare 50 miliardi di controvalore totale, segno di un
dinamismo prevalentemente, ma non solo, in entrata: l’Italia si mette non solo
in vetrina, ma in vendita.
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