martedì 20 ottobre 2015

Effetti collaterali della migrazione interna cinese.




Nel breve trascorrere di una generazione circa 270 milioni di cinesi hanno lasciato I loro villaggi per cercare lavoro e fortuna (poca) in città; molti hanno figli e raramente li portano con sé, e questi restano quindi nei villaggi di origine: vengono chiamati “liushou ertong”, letteralmente “lasciati indietro”. Secondo All-China Women’s Federation ed UNICEF ci sono 61 milioni di bambini cinesi sotto i 17 anni che vivono in aree rurali, senza i genitori; in alcune regioni, oltre la metà dei bambini sono “liushou ertong”; molti villaggi sono abitati solo da bambini e nonni, che li accudiscono, ma spesso i bambini restano soli e devono pensare a se stessi: si stima che questi siano 2 milioni. I numeri sono impressionanti, se solo si pensa che in tutti gli USA i bambini ed i ragazzi sotto i 17 anni sono 73 milioni. Secondo uno studio di un’agenzia governativa cinese (Road to School Project), 10 milioni di bambini vedono i propri genitori 1 volta l’anno e 3 milioni non ricevono nemmeno una telefonata l’anno; circa 1/3 dei bambini “lasciati indietro” vede i genitori solo 2 volte l’anno, tipicamente in occasione del Capodanno cinese. Accanto alle difficoltà quotidiane (ricerca del cibo, andare a scuola, avere un tetto ed un letto dove dormire), le difficoltà sul piano emotivo e psicologico sono significative, come evidenziato dai peggiori rendimenti scolastici, dai test comportamentali e sulla evoluzione cognitiva e dello sviluppo, dalla maggiore frequenza di casi di violenza ed aggressioni, sia come vittime che come autori. 
Un impero assai poco celeste, molto più tendente al nero.

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