martedì 7 luglio 2015

6 sfide per la riforma degli appalti.



Approvata al Senato, trasmessa alla Camera, la riforma degli appalti sui lavori pubblici si concentra su 6 sfide: la prima è quella di recepire le direttive UE senza aggiungervi, in sede di recepimento, le solite “norme pesanti” che rendono difficile operare nel nostro paese. 
La seconda vede l’ANAC, l’Autorità anti-corruzione, divenire il regolatore unico del mercato degli appalti: vigilanza sulla applicazione delle norme, bandi-tipo, interpretazione delle norme. La terza prevede il divieto dell’affidamento “in-house” degli appalti a società collegate al concessionario (che sinora doveva poteva “trattenere” sino al 40% dei lavori sulla rete). 
In quarta posizione, la creazione di “rating reputazionali” delle imprese affidatarie dei lavori. 
La quinta sfida è portare il progetto a livelli qualitativi adeguati: progetti esecutivi, eliminazione del massimo ribasso (già previsti) cui si aggiunge l’eliminazione dell’incentivo del 2% sulla progettazione interna degli organi della pubblica amministrazione. Sesta, l’eliminare la c.d. “variante in corso d’opera” che tradizionalmente porta alla lievitazione del costo complessivo e finale. 
Aggiungeremmo una settima: l’eliminazione del sub-appalto, mezzo che consente le peggiori infiltrazioni e distorsioni del mercato.


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