Nella sua ultima relazione annuale, l’INPS rileva come
fra il 2008 ed il 2014 sia aumentato in modo considerevole, pari ad 1/3, il
tasso di povertà: le persone che vivono sotto la soglia di povertà, fissata a
9.380 euro disponibili l’anno, sono aumentate di 4 milioni; è cresciuto del 25%
il numero di quanti vivono in gravi condizioni di bisogno, e del 50% il numero
di senza-casa nelle grandi città. In Italia, una diminuzione dell’1% del tasso
di disoccupazione porta ad un aumento dell’1,4% nel tasso di povertà, una
correlazione non riscontrabile nel resto dell’Europa, e che ad avviso dell’INPS
risiede anche nel crescente peso dei senza lavoro con oltre 55 anni di età, di
cui solo 1 su 10 riesce a trovare un lavoro, una volta perso; nella fascia di
età oltre 50 anni, il numero dei poveri è triplicato in soli 6 anni, e nella
fase di transizione fra cessazione del lavoro ed accesso alla pensione la
riduzione del reddito medio è stata di quasi il 30% per il 10% della popolazione
con redditi bassi, contro una riduzione del 5% per chi aveva un reddito medio.
La ricetta dell’INPS mira ad un reddito minimo garantito su base assistenziale
(e non universale) con costi il più possibile sostenibili, e con modalità
diverse e distanti da quelle oggi presentate dal fronte “reddito di
cittadinanza”.
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