Il consumo di cemento in Italia è tornato ai livelli del
1961: 20 milioni di tonnellate, una caduta vertiginosa dai 46,9 milioni di
tonnellate del 2006, quando è iniziata una decrescita impressionante, un – 57%.
Nel frattempo la filiera del cemento ha perso 800 imprese, 16.000 addetti. “Le
opere pubbliche sono frenate dai vincoli di bilancio, mentre l’edilizia residenziale
è crollata per la discesa del potere d’acquisto delle famiglie”, con il crollo
delle nuove abitazioni a 50.000 nel 2014, contro le 250.000 del periodo
pre-crisi. In questi anni, sono stati fatti ingenti investimenti per migliorare
efficienza e rispetto dell’ambiente: “Si tratta di interventi costosi,
realizzati in occasione dei rinnovi degli impianti, con l’effetto di ridurre a
doppia cifra numerose categorie di emissioni. L’altro filone di sviluppo è
tecnologico, per proporre al mercato prodotti innovativi come il cemento
trasparente, oppure “mangia”-smog o più efficiente dal punto di vista
energetico”.
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