domenica 8 novembre 2015

La corsa della spesa sanitaria.



Fra il 2001 ed il 2013 la spesa sanitaria corrente (esclusi gli investimenti; dati ISTAT) è cresciuta da 107.658 milioni di euro a 152.970 milioni annui, il 42% in più, con un aumento annuo del 3,5%:  una crescita quindi costante, salvo fra il 2005 ed il 2007 quando l’incremento fu del 22% in soli 2 anni; oggi, la spesa corrente delle regioni ordinarie è di 118.741 milioni, quella delle regioni a statuto speciale di 34.229 milioni; gli investimenti hanno avuto un andamento meno uniforme, con un picco massimo nel 2005 (27.203 milioni), uno minimo nel 2011 (20.149 milioni), per stabilizzarsi a 20.723 milioni nel 2013. Grandi numeri. Se guardiamo alla spesa sostenuta per ogni singolo abitante, la spesa sostenuta per il personale è mediamente di 86,4 euro l’anno, con le regioni ordinarie che segnano una media di 37,4 euro/abitante e quelle a statuto speciale di 362,3 euro/abitante, con un massimo nella provincia autonoma di Bolzano con 1.974,7 euro/abitante, seguita dalla Valle d’Aosta con 1.832,7 euro/abitante e dalla provincia autonoma di Trento con 1.302,9 euro; il minimo è fatto segnare nel Veneto con 27,7 euro/abitante, seguito dall’Emilia Romagna con 30,4 euro/abitante e dalla Puglia con 35,5 euro/abitante. La classifica varia poco se si guarda al costo/abitante degli acquisti e delle spese per beni e servizi; la media nazionale è di 103,5 euro/abitante, con le regioni ordinarie a 82,5 euro/abitante e quelle a statuto speciale con 221,8 euro/abitante; prima per costo è la Valle d’Aosta (1.142,5 euro/abitante), seguita dalla provincia autonoma di Bolzano (498,9 euro/abitante); la regione con il costo/abitante più basso è il Lazio (36,7 euro/abitante), seguito da Abruzzo (45,8 euro/abitante). Le medie dei polli non dicono se il servizio, oltre ad essere costoso e con costi significativamente diversi fra regioni senza apparenti giustificazioni sostenibili vista la grande ed abnorme differenza fra esse, sia anche di livello adeguato o meno. 
La certezza è che sono i contribuenti ad essere “polli”.

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