domenica 22 novembre 2015

La supremazia nel passato non garantisce quella nel futuro.



“” perché, all’interno dell’Eurasia, furono gli europei e non gli indiani o i cinesi a colonizzare America e Australia, a diventare i più progrediti dal punto di vista tecnologico e a dominare il mondo moderno. Uno storico vissuto tra l’8500 a.C. e il 1450 avrebbe avuto difficoltà a prevedere per l’Europa un futuro di preminenza rispetto a India e Cina, che in tutti questi 10000 anni sono stati più avanti di lei. Dall’8500 a.C. fino all’ascesa della civiltà greco-romana dopo il 500 a.C. tutte o quasi le maggiori scoperte della porzione occidentale dell’Eurasia sono avvenute nella Mezzaluna Fertile: l’agricoltura e l’allevamento, la scrittura, la metallurgia, la ruota, lo stato e così via. Fino al 900 circa, l’Europa al di là delle Alpi non ha contribuito in modo significativo alla civiltà del Vecchio Mondo, perché riceveva invenzioni e idee dal Mediterraneo, dalla Mezzaluna Fertile e dalla Cina. Anche più tardi, tra il 1000 e il 1450, la scienza in Europa era poco esportata e molto importata, soprattutto dalle società islamiche diffuse dall’India al Nordafrica. In questi secoli la Cina era la più avanzata società al mondo dal punto di vista tecnologico.

Quando, allora, la Cina e la Mezzaluna Fertile bruciarono l’enorme vantaggio accumulato con la partenza anticipata sull’Europa? Le cause prossime della preminenza europea sono ben note: la nascita di una classe mercantile, il capitalismo, il concetto di protezione dell’ingegno tramite il brevetto, la mancanza di despoti assoluti, la tradizione critica di origine greco-giudeo-cristiana. Ci chiediamo però cosa abbia portato a tutto questo.

Per la Mezzaluna Fertile la risposta è semplice. Una volta esaurita la spinta iniziale dovuta alla grande disponibilità di specie domesticabili, questa parte del mondo non aveva più alcun vantaggio particolare sulle altre. Dopo la nascita dei primi stati nel IV millennio a.C., il centro mondiale del potere rimase inizialmente in zona, oscillando tra babilonesi, assiri, ittiti e persiani. Con le conquiste di Alessandro Magno alla fine del IV secolo, il potere si spostò, in modo irrevocabile, verso ovest. Dopo l’ascesa di Roma fece un altro passo in quella direzione, e ne fece altri dopo la caduta dell’impero. La causa principale di queste dinamiche ci è chiara non appena associamo il termine “Mezzaluna Fertile” a ciò che oggi rappresenta quella zona. “Fertile” non lo è più di certo, e l’effimera ricchezza di alcuni stati della regione dovuta al petrolio nasconde la realtà di un’area povera, incapace di provvedere al proprio sostentamento. Nei tempi antichi, gran parte della Mezzaluna Fertile e del Mediterraneo orientale (Grecia inclusa) era coperta di foreste. Il modo i cui si è giunti al deserto attuale è stato chiarito da archeologi e studiosi di paleobotanica. Gli alberi sono stati abbattuti per far poso alle colture o per ottenere legno da usare per le costruzioni, come combustibile o per altri usi ancora. A causa delle scarse precipitazioni e quindi della bassa fertilità naturale, la ricrescita della vegetazione non riusciva a tenere il passo con le distruzioni, specialmente in presenza di un grande numero di capre. Venuta meno la copertura vegetale, l’erosione si accentuò e le valli fluviali si coprirono di sedimenti, mentre l’irrigazione causò un accumulo di sali nel terreno. Questi processi, iniziati nel Neolitico, erano ancora presenti in età moderna. (…) Le prime società della Mezzaluna Fertile e del Mediterraneo orientale, dunque, ebbero la sfortuna di sorgere in un’area ecologicamente fragile, e commisero il suicidio ecologico distruggendo le loro risorse. All’Europa occidentale e settentrionale questo fato fu risparmiato, non perché fossero abitate da popoli più previdenti, ma perché il loro ambiente era più resistente, con maggiori precipitazioni e rapida ricrescita della vegetazione. Oggi gran parte di queste zone è ancora in grado di ospitare l’agricoltura, 7000 anni dopo il suo arrivo. In Europa arrivarono colture, animali, tecniche e alfabeti dalla Mezzaluna Fertile, che dopo questi doni si autoeliminò come centro di potere e innovazione.

Cosa successe invece alla Cina? I suoi vantaggi iniziali erano molteplici: inizio dell’agricoltura quasi contemporaneo alla Mezzaluna Fertile, grande diversità ecologica da nord a sud e dalla costa all’interno, con conseguente ricchezza di colture, animali e tecniche; area grande e produttiva e popolazione assai numerosa; ambiente meno arido e fragile di quelle del Vicino Oriente – tanto che la Cina è ancora coltivata oggi, a 10000 anni dalla nascita dell’agricoltura (…). Questi vantaggi le permisero nel Medioevo di diventare la prima nazione tecnologica al mondo. Qui furono inventati tra le altre cose la ghisa, la bussola, la polvere da sparo, la carta, la stampa e tanto altro. Era una straordinaria potenza marittima, che nei primi anni del XV secolo era in grado di allestire flotte di centinaia di navi lunghe anche 120 metri, con equipaggi di 28000 uomini, che si spingevano fino alle coste orientali dell’Africa. Perché queste formidabili navi non doppiarono il Capo di Buona Speranza e arrivarono in Europa, prima che Vasco de Gama facesse il percorso opposto? Perché non attraversarono il Pacifico arrivando in America prima di Colombo e delle sue tre piccole navi? In breve, cosa fece perdere alla Cina la sua supremazia tecnologica? La fine di questa grande flotta ci dà un indizio prezioso. Sette di queste spedizioni partirono dalla Cina tra il 1405 e il 1433. Furono sospese all’improvviso a causa di un’aberrazione politica: la lotta di potere all’interno della corte tra la fazione degli eunuchi e i loro avversari. I primi erano i responsabili della marina, per cui quando i secondi vinsero bloccarono le spedizioni, smantellando la flotta e proibirono la navigazione transoceanica. (…) in Cina la cosa era più grave perché l’intera regione era unita in un impero. Una decisione di pochi fermò la navigazione in Cina, e da temporanea divenne definitiva, perché non rimasero più cantieri che avrebbero potuto, in seguito, costruire altre navi.

Per contrasto, vediamo cosa avvenne prima di una ben nota spedizione partita dalla frammentata Europa. Colombo, italiano di nascita, era inizialmente al servizio del duca d’Angiò e poi del re del Portogallo. Quando questi si rifiutò di fornirgli le navi, egli si rivolse al conte di Medina-Celi, e infine ai regnanti di Spagna, che in principio nicchiarono ma alla fine si decisero a finanziarlo. Se l’Europa fosse stata unita sotto il dominio di uno dei tre che rifiutarono, la scoperta dell’America avrebbe corso gravi rischi. Quando la Spagna iniziò la sua conquista, altri stati si accorsero della ricchezza che affluiva dal Nuovo Mondo e sei si affrettarono a unirsi all’impresa. La stessa cosa avvenne per i cannoni, l’illuminazione elettrica, la stampa, le pistole e mille altre invenzioni: c’era sempre qualche regnante che si opponeva per sue personali idiosincrasie, ma una volta che la cosa era adottata in una nazione si diffondeva alla fine in tutta Europa.

In Cina accadeva l’esatto opposto. Per motivi apparentemente inspiegabili, furono banditi gli orologi, i filatoi ad acqua, e dopo la fine del XV secolo quasi tutta la tecnologia meccanica. Questi effetti perversi dell’omogeneità politica si fanno sentire ancora nel nostro secolo (…).

L’unità della Cina e la disunità dell’Europa hanno una lunga storia. Le aree più significative della prima furono unite per la prima volta nel 221 a.C., e con brevi interruzioni lo sono rimaste fino ad oggi. Il sistema di scrittura fu sempre lo stesso fin dalle origini, la lingua anche per molto tempo, e la cultura sostanzialmente omogenea da duemila anni. L’Europa invece non si è neanche avvicinata all’unificazione: era divisa in un migliaio di staterelli nel XIV secolo, che si ridussero a 500 nel 1500, arrivarono al minimo di 25 negli anni ottanta e oggi (…) sono quasi 40. In Europa ci sono 45 lingue, ognuna con il suo alfabeto modificato, e una diversità culturale ancor maggiore. (…)

Il vero problema connesso con la perdita di preminenza della Cina era nella sua immobile unità, e nella cronica disunità europea. (…)

Le condizioni cambiano e la supremazia nel passato non garantisce quella nel futuro. “”



Jared Diamond, “Armi, acciaio e malattie”, Einaudi, 1997-2014, pgg. 316-322.

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