domenica 1 novembre 2015

La lezione del postino giapponese.




10 anni dopo il referendum che ne approvò la dismissione, il governo del Sol Levante vede giungere a realizzazione l’IPO delle Poste giapponesi, la cui quotazione dell’11% partirà dal 4 novembre prossimo, con un incasso previsto pari a 10,5 miliardi di euro; una operazione che si confronta con quella italiana mostrando significative differenze: Poste Italiane ha una capitalizzazione di 8,8 miliardi di euro, quelle giapponesi 100 miliardi di euro; Poste ha venduto il 40% circa, il governo giapponese l’11%. Preliminarmente, il governo nipponico ha separato le Poste fra holding (cui resta l’attività di spedizione e consegna della posta, la meno remunerativa: 24.000 uffici per servire una popolazione in diminuzione, in un contesto di forte concorrenza dai privati), Japan Post Bank e Japan Post Assurance; una netta separazione che mette in chiaro le diverse “mission” e consente chiarezza nel perseguire i diversi obiettivi aziendali. Chiaro anche come i fondi così raccolti saranno utilizzati: serviranno, in larga parte, per sostenere i costi della ricostruzione delle zone colpite dallo tsunami del 2011.

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