lunedì 9 novembre 2015

Quando si spengono le luci della ribalta.




Su 37 esposizioni universali (EXPO), solo 11 hanno avuto ricavi superiori ai costi; gli “economics” sono sempre importanti; è peraltro rilevante la valutazione, successiva e nel tempo, una volta spente le luci della manifestazione, di che cosa lascia un’EXPO al territorio ed al paese su aspetti quali: nascita di nuove imprese; raccolta di nuovi investimenti sia nazionali che dall’estero; nuove opportunità di scambi commerciali; crescita dei flussi turistici; valorizzazione degli insediamenti immobiliari (attraverso una loro destinazione ottimale). Le esperienze passate e recenti variano fra quella di Lisbona (tema: gli oceani; 1998, 10 milioni di visitatori, perdita di 500 milioni) che ha visto una pianificazione preventiva dell’amministrazione che ha saputo “immaginare” il dopo-EXPO in un’area che da marginale è divenuta residenziale, a quella di Siviglia 1992 (tema: le scoperte; 40 milioni di visitatori, ricavi superiori ai costi) dove l’area espositiva non è stata valorizzata ex-post ed oggi appare come un insieme di rovine smantellate ed offese dal tempo, a quella di Hannover 2000 (tema: la tecnologia; 18 milioni di visitatori contro i 40 milioni previsti; perdita di 700 milioni), a quella infine di Shangai 2010 che è stato un “fiore all’occhiello” per far ulteriormente crescere l’interesse per la Cina. Il difficile è quindi “gestire il dopo”.

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