martedì 3 novembre 2015

Unicorn, le aziende fantastiche.



Il termine “Unicorn” indica le imprese “start-up” la cui valutazione supera il miliardi di US$; oggi negli USA ci sono 153 società con tali caratteristiche, per una valutazione complessiva di 529 miliardi US$; sinora, esse hanno raccolto sul mercato dei capitali 79 miliardi US$, a più riprese. La loro valutazione, essendo esse per la maggior parte ancora “privately-owned” e non quotate, è arbitraria, ma comunque è evocativa del fermento imprenditoriale e tecnologico statunitense. Molte di queste società non hanno mai fatto utili: la loro valutazione si basa sul “potenziale futuro”, che talora tarda ad arrivare (ed in molti casi, non arriva). Fra le Unicorn che sono andate quotate spiccano, in ordine di valutazione, Uber (51 miliardi), Xiaomi (45 miliardi), Airbnb (25,5 miliardi), Palantir (20 miliardi), Didi Kuaidi (17,4 miliardi); Spotify, che ha appena lanciato i suoi servizi anche in Italia, è valutata 8,5 miliardi. Il mercato premia, con generose valutazione; e giudica, con repentini crolli del valore, se le start-up non riescono a mantenere le loro promesse, spesso fantastiche, ma irreali, come gli unicorni.

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