giovedì 19 novembre 2015

La gestione? Sempre più passiva.


L’industria dell’”asset management” sta vivendo una doppia trasformazione, da tempo; la prima è il progressivo passaggio dalla gestione attiva (la selezione di singoli titoli, nella convinzione che sia la capacità di scegliere a fare la differenza nei risultati: “cherry picking”) alla gestione passiva (indicizzazione ad indici di settore, geografici, tematici); la seconda è lo sviluppo degli investimenti alternativi (e.g., hedge funds, private equity funds), che pur rappresentando ancora una percentuale minoritaria dell’”asset al location” (max 15%), sono, in modo crescente, la percentuale principale di guadagno per i gestori: entro 5 anni si stima che sarà il 40% del totale incassato dai vari fondi in gestione.  Un terzo elemento di cambiamento rispetto al passato è la diminuita importanza del “benchmark” come parametro di valutazione comparazione: il risultato assoluto (specie in anni di rendimenti appiattiti verso il basso) sta diventando il criterio principale ed importante per gli investitori. Il cambiamento per l’industria del risparmio è sostanziale: per i piccoli gestori, sarà sempre più cruciale ottenere risultati ottimi, in assoluto ed in termini relativi rispetto ai concorrenti; per i grandi gestori, sarà essenziale coniugare buoni e stabili risultati con i benefici derivanti dalle economie di scala sui costi; chi sta in mezzo, dovrà decidere da che parte orientarsi e le manovre sul mercato del risparmio puntano ad un progressivo consolidamento. 
One doesn’t fits all anymore.

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