La casa di Cupertino, rating AA+ di S&P's, ha dato incarico a 2 banche (Deutsche e Goldman Sachs) per l'emissione di un debito a lungo termine, dopo l'emissione di 12 miliardi di obbligazioni a tasso variabile e fisso in USD con una scadenza sino a 30 anni dello scorso aprile, parzialmente utilizzati per il riacquisto di azioni proprie ("buyback") di 90 miliardi.
Apple ha preferito non intaccare la cassa di 150 miliardi, detenuta in società estere in paesi a bassa tassazione, che in caso di rimpatrio negli USA sarebbe tassata all'aliquota ordinaria.
Il primo messaggio è chiaro: la cassa resta dove conviene.
Il secondo messaggio è altrettanto chiaro: per mantenere alto l'utile per azione, meglio comprare azioni sul mercato attraverso un "buyback" azionario, se non ci sono prospettive di utili industriali crescenti.
Il terzo messaggio segue a ruota: ""se fossi Apple, cercherei di emettere quanto più debito possibile, con la scadenza più lunga possibile, al costo più basso possibile"" nelle parole di una investment bank; i tassi negli USA sono destinati a salire, come il valore del dollaro, e prima si fa l'operazione, meglio è.
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