“” Ma a
determinare le scelte di fondo della politica ecclesiastica della classe
dirigente italiana furono le esigenze del bilancio dello Stato. “” La finanza è
come il fato degli antichi, che i volenti conduce e i repugnanti trascina “”,
ebbe a dire Minghetti nella sua esposizione finanziaria alla Camera del 14
febbraio 1863, impostando la discussione sulla destinazione del patrimonio
ecclesiastico. La politica finanziaria della Destra, mirante a ricorrere a
operazioni di finanza straordinaria piuttosto che ad appesantire il normale
carico tributario e soprattutto l’imposizione fiscale diretta, trovò nella
liquidazione dell’asse ecclesiastico la soluzione più congeniale per sopperire
al gravoso deficit del bilancio dello Stato. La legge 15 agosto 1867 per la
liquidazione dell’asse ecclesiastico costituì soltanto il punto di arrivo di
tutta l’attività legislativa avviata all’indomani stesso dell’unità con una serie
di provvedimenti che contemplavano la tassazione dei redditi dei corpi morali,
l’affrancazione dei canoni enfiteutici, la soppressione degli ordini e delle
corporazioni religiose, il passaggio al demanio dei beni mobili delle casse
ecclesiastiche.””
Storia d’Italia. Dall’Unità a oggi. Libro 11.
Lo stato liberale. Pg. 1707. Einaudi/Il Sole24ore, 2005
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