Proseguiamo l’analisi
del sistema pensionistico italiano.
Terminavamo il
primo articolo sulle pensioni con questa frase: “ed in una prossima puntata
cercheremo di scoprire come vengono gestite (o non gestite..) le somme versate
dai dipendenti, chi è demandato alla gestione e quali professionalità
"mette in campo", su quali basi attuariali sono basate le previsioni
di pagamento futuro delle pensioni, se esistono fondi adeguati per adempiere
all’ “obbligo previdenziale” da parte dell’INPS, per quanto tempo ci saranno
fondi sufficienti per erogare le pensioni, quanta parte dei versamenti
previdenziali è "riversata" verso attività c.d. assistenziali che
nulla hanno che fare con la previdenza ... tutte cosucce di poco conto e su cui
"il silenzio istituzionale è doverosamente d'oro"."
Il legislatore
(legge 335 del 1995) ha previsto che la pensione sia calcolata esclusivamente
con il sistema di calcolo contributivo per i lavoratori privi di anzianità
contributiva al 1° gennaio 1996 e per i lavoratori che esercitano la facoltà di
opzione al sistema di calcolo contributivo: siete proprio sicuri? A pagina 111
del Rapporto Annuale INPS trovate la risposta: “”Sul piano delle modalità di
finanziamento, il modello pensionistico obbligatorio nel nostro paese si
configura come un sistema a ripartizione, in cui l’onere pensionistico è
ripartito sui lavoratori correnti: i contributi dei lavoratori attivi vengono
immediatamente utilizzati per pagare le pensioni ai lavoratori in quiescenza.
In quanto tale, il metodo a ripartizione subisce le oscillazioni del dato
occupazionale, del livello retributivo degli assicurati e dell’andamento
demografico.””
Quindi, delle
due l’una: o l’INPS non sa che cosa ha deciso il legislatore, dopo quasi 20
anni dalla approvazione della legge sul riordino pensionistico, oppure siamo
tutti presi per il naso ed il sistema pensionistico resta e resterà il
retributivo. Siamo e continueremo ad essere presi per il naso.
L’INPS dichiara
esplicitamente che le somme dei contributi vengono immediatamente utilizzate
per pagare le pensioni ai pensionati: nessuna politica di gestione finanziaria,
nessuna allocazione dei contributi ad un “conto individuale”; l’INPS non ha né competenze
né ruoli e funzioni di gestione finanziaria; “tanto entra, tanto esce …”.
Inutile pensare a stime attuariali, stime finanziarie sui rendimenti delle
attività finanziarie (che stanno in cassa per pochi giorni, giusto per arrivare
a fine mese e pagare le pensioni …), profili di rischio e di investimento sulla
base dell’età del lavoratore in servizio e della personale propensione al
rischio, modelli di investimento a lungo termine e quanto faccia parte della
normale dotazione di strumenti del gestore di patrimoni.
La storia del
sistema pensionistico obbligatorio a gestione pubblica italiano non può sorvolare
sul fatto che sino al 31.12.1995 i trattamenti pensionistici dei dipendenti
dello stato (CTS) e degli enti locali (CPDEL) erano a carico dello stato, non
esistendo una cassa previdenziale; solo dall’ 1.1.1996 si provvedeva ad
istituire presso l’INDAP la gestione separata del trattamento pensionistico dei
dipendenti dello stato (Cassa Trattamenti Pensioni Statali, CTPS), prevedendo che
la Pubblica Amministrazione versasse l’intera contribuzione all’INDAP; ma non
era previsto alcun trasferimento del capitale contributivo virtualmente (i.e.,
puramente figurativo, poiché nessuna somma era mai stato accantonata)
accantonato negli esercizi precedenti nel bilancio statale; si stabilì un
apporto dello stato a favore della gestione relativa, finalizzato a garantire
il pagamento dei trattamenti pensionistici statali ponendo a carico dello stato
i trattamenti relativi, sino al 2007. Dal 2008 (legge finanziaria 2008) è stato
eliminato tale apporto finanziario alla CTPS, causando un disavanzo finanziario
in costante crescita: 5.627 milioni nel 2009, 6.221 milioni nel 2010, 8.456 nel
2011. L’INDAP venne abolito il 31.12.2011, con trasferimento degli obblighi all’INPS.
Il debito cumulato dall’INDAP per le anticipazioni erogate era di 25 miliardi a
fine 2011. Con la legge di stabilità 2012 sono stati ripristinati meccanismi di
finanziamento statale a sostegno delle gestioni ex-INDAP ed è stata costituita
presso l’INPS la Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno della
gestione previdenziali (GIAS), con oneri a carico dello stato.
In sintesi: non
ci sono stati accantonamenti pensionistici per i dipendenti pubblici sino a
tutto il 1995: la P.A. è stata inadempiente
per decenni; lo squilibrio conseguente è stato coperto, ed è ancora coperto,
dalla fiscalità generale: le tasse sui redditi che i cittadini pagano allo
stato sono in parte utilizzati per pagare le pensioni di dipendenti statali,
pensioni che non sono state coperte da accantonamenti, sia a carico dei
dipendenti che del datore di lavoro “stato”; situazione destinata a proseguire
negli anni futuri; esamineremo quanto sia questo disavanzo annuale e quindi
quanto sia il “trasferimento dalla tasca delle tasse cittadini alle tasche dei
pensionati pubblici”.
2012
|
in %
|
2013
|
in %
|
||
Entrate contributive
|
208.076
|
54,5%
|
209.995
|
52,9%
|
|
Trasferimenti dallo stato
|
93.801
|
24,6%
|
98.363
|
24,8%
|
|
altri trasferimenti
|
4.386
|
1,1%
|
4.280
|
1,1%
|
|
Entrate correnti
|
306.263
|
80,2%
|
312.638
|
78,8%
|
|
Vendita beni patrimoniali
|
7.804
|
2,0%
|
7.396
|
1,9%
|
|
partite di giro
|
55.648
|
14,6%
|
58.338
|
14,7%
|
|
Entrate finali
|
369.715
|
96,8%
|
378.372
|
95,4%
|
|
Trasferimenti in c/capitale
|
10
|
0,0%
|
10
|
0,0%
|
|
Prestiti
|
12.340
|
3,2%
|
18.439
|
4,6%
|
|
Totale Entrate
|
382.065
|
100,0%
|
396.821
|
100,0%
|
|
dettaglio:
|
2013
|
in %
|
|||
Gestione privata
|
153.331
|
73,0%
|
|||
Gestione dipend. Pubblici
|
55.504
|
26,4%
|
|||
Gestione lavor. Spettacolo
|
1.160
|
0,6%
|
|||
Entrate contributive
|
209.995
|
100,0%
|
Le tabelle
indicano la composizione delle entrate dell’INPS: nel 2013, il 52,9% sono
contributi previdenziali, e di questi il 73% sono contributi dei dipendenti
privati. Osservazioni che verranno utili nel corso del documento.
Negli ultimi 2
anni, le uscite dell’INPS sono indicate in tabella:
2012
|
in %
|
2013
|
in %
|
|
Funzionamento
|
3.522
|
0,9%
|
2.803
|
0,7%
|
Pensioni
|
261.487
|
66,7%
|
266.887
|
65,8%
|
Prestazioni temporanee
|
34.255
|
8,7%
|
35.325
|
8,7%
|
Altri interventi
|
15.819
|
4,0%
|
15.791
|
3,9%
|
Trattamenti quiescienza,
|
355
|
0,1%
|
362
|
0,1%
|
integrativi e sostitutivi
|
||||
Spese correnti
|
315.438
|
80,5%
|
321.168
|
79,2%
|
Investimenti
|
8.705
|
2,2%
|
7.921
|
2,0%
|
Partire di giro
|
55.648
|
14,2%
|
58.338
|
14,4%
|
Spese finali
|
379.791
|
96,9%
|
387.427
|
95,5%
|
Oneri comuni
|
12.060
|
3,1%
|
18.269
|
4,5%
|
Totale Spese
|
391.851
|
100,0%
|
405.696
|
100,0%
|
Il saldo fra
entrate contributive (i contributi versati dai dipendenti privati e dai
dipendenti di lavoro privati, dai dipendenti pubblici) ed uscite (pensioni pagate) è costantemente
negativo:
2012
|
2013
|
|||
Entrate contributive
|
208.076
|
209.995
|
||
Pensioni
|
261.487
|
266.887
|
||
Sbilancio/deficit
|
-53.411
|
-56.892
|
||
In dettaglio, sia
le gestioni dei dipendenti privati che le gestioni dei dipendenti pubblici sono
in deficit strutturale:
Pensioni
|
266.887
|
|||
Gestione privata
|
201.410
|
|||
Gestione dipend. Pubblici
|
64.531
|
|||
Gestione ex-ENPALS
|
946
|
|||
Entrate contributive
|
209.995
|
|||
Gestione privata
|
153.331
|
|||
Gestione dipend. Pubblici
|
55.504
|
|||
Gestione ex-ENPALS
|
1.160
|
|||
Deficit Gestione privata
|
-48.079
|
|||
Deficit Gest. Dip, pubblici
|
-9.027
|
|||
Deficit ex-ENPALS
|
214
|
Attesa la
dinamica demografica, non vi sono ragionevoli aspettative di ridurre tali
deficit, laddove si consideri che nel 2012, per ogni 100 pensioni, vi erano 131
contribuenti (lavoratori in servizio) e che nel 2013 tale rapporto è sceso a
129,2. Tale rapporto era vicino a 700 negli anni 50.
In chiave
prospettica, l’andamento demografico (si innalza l’età media della popolazione,
e quindi si estende il periodo di permanenza nella condizione di pensionato/a)
ed occupazionale (si riduce il rapporto fra lavoratori e pensionati) aggiungono
difficoltà e problemi per un sistema pensionistico, in particolare per un
sistema in cronico “deficit” finanziario; la pratica attuariale e quella statistica
indurrebbero il legislatore ed il gestore pensionistico obbligatorio pubblico a
rivedere la struttura di base del sistema, che oggi non è in grado di
auto-sostenersi, dovendo ricorrere al sostegno dello stato, che attinge alla
fiscalità generale; il futuro è ancora più fosco ed occorre metter mano allo
schema prima che esso “salti per aria”.
La situazione
di sostanziale “default” dell’INPS è coperta dalla fiscalità generale, come
sopra ricordato, e questo schema è l’unico a disposizione dell’ente
previdenziale: ci sembra votato al rapido suicidio.
Il quadro
diviene ancora più difficile laddove si consideri il peso importante rivestito
dalle prestazioni assistenziali sul totale delle uscite dell’INPS, prestazioni
che vengono erogate prelevando le somme relative dal “monte contributivo” dei
dipendenti in servizio: si tratta quindi di spese non coperte da specifici
accantonamenti, che vanno a “sottrarre” risorse finanziarie al sistema
pensionistico.
In termini
generali, sarebbe auspicabile una netta separazione fra prestazioni
previdenziali, e relativa spesa, da un lato e prestazioni assistenziale, e
relativa spesa, dall’altro; la prima coperta da contributi, la seconda coperta
da fiscalità generale. Una separazione che aiuterebbe, inoltre, il cittadino a
ben “pesarne” benefici e pesi.
La spesa assistenziale
per erogazione di pensioni assistenziali e per l’invalidità civile è stata così
composta nel 2012 e 2013:
2012
|
2013
|
|||
Invalidi civili
|
16.662
|
17.428
|
||
Altre prestazioni
|
8.119
|
7.899
|
||
assegni sociali, vitalizi
|
||||
Spesa assistenziale totale
|
24.781
|
25.327
|
Fra le
informazioni che riteniamo utili per una corretta valutazione della tenuta del
sistema, rileviamo che non sono disponibili dati sulla consistenza delle pensioni
di riversibilità, un istituto che assorbe risorse finanziarie slegate da una
previsione attuariale e statistica, e che andrebbe rivista (inclusa una sua
abolizione, per il futuro).
Rinviamo chi
fosse interessato alla lettura del Rapporto Annuale INPS (sito www.inps.it), 364 pagine ricche di informazione,
purtroppo non sempre quelle essenziali ed utili per capirne la dinamica
finanziaria relativa alla gestione pensionistica. “Molto c’è da fare”, anche in
questo campo.
In un prossimo terzo articolo
affronteremo “gioie e dolori” del secondo e terzo pilastro, tenue baluardo alla
rovinosa implosione del sistema pensionistico patrio.
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