L’Autorità di regolazione dei Trasporti ha varato 35 misure
per garantire un quadro di regole “trasparente, coerente e prevedibile che
favorisca i piani di sviluppo delle imprese ferroviarie e gli investimenti
anche esteri”. Fra queste, la riduzione del 37% del canone di concessione della
infrastruttura ferroviaria ad alta velocità (TAV) che Trenitalia ed Italo pagano
a RFI: da 12,8 euro a treno-km a 8,2 euro. La revisione del canone di accesso
taglierà i costi operativi di 35-40 milioni annui per NTV e 65-70 milioni annui
per Trenitalia; non sono previsti tagli automatici e corrispondenti sui prezzi
dei biglietti. L’Autorità sostiene che “stimolando la concorrenza in
particolare in settori già liberalizzati si incentiva il permanere sul mercato
delle imprese efficienti e si contribuisce a mantenere livelli di prezzi
adeguati: commisurati alla qualità dei servizi offerti e ai costi
effettivamente sostenuti dalle imprese per la gestione e gli investimenti, al netto
dei contributi pubblici”.
Forse, in un futuro lontano, legislatore e regolatore
interverranno su tali “contributi pubblici” che sembrano contrastare con una
effettiva liberalizzazione.
Ironia della sorte e del contrappasso, nella vicina Francia il legislatore ha disposto per un "rassemblement" societario fra la SNCF, che gestisce il traffico dei treni TGV TER e Intercités, e la RFF (Réseau ferré de France) proprietaria delle strade ferrate (i binari), che avrà effetto dal primo gennaio 2015: una concentrazione che sembra andare in direzione opposta alla liberalizzazione del mercato, ri-creando un "campione nazionale" sul tipo delle vecchie FFSS italiane. "Nulla si crea, nulla si distrugge...".
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