venerdì 7 novembre 2014

Il taglio all’alta velocità.



 L’Autorità di regolazione dei Trasporti ha varato 35 misure per garantire un quadro di regole “trasparente, coerente e prevedibile che favorisca i piani di sviluppo delle imprese ferroviarie e gli investimenti anche esteri”. Fra queste, la riduzione del 37% del canone di concessione della infrastruttura ferroviaria ad alta velocità (TAV) che Trenitalia ed Italo pagano a RFI: da 12,8 euro a treno-km a 8,2 euro. La revisione del canone di accesso taglierà i costi operativi di 35-40 milioni annui per NTV e 65-70 milioni annui per Trenitalia; non sono previsti tagli automatici e corrispondenti sui prezzi dei biglietti. L’Autorità sostiene che “stimolando la concorrenza in particolare in settori già liberalizzati si incentiva il permanere sul mercato delle imprese efficienti e si contribuisce a mantenere livelli di prezzi adeguati: commisurati alla qualità dei servizi offerti e ai costi effettivamente sostenuti dalle imprese per la gestione e gli investimenti, al netto dei contributi pubblici”. 
Forse, in un futuro lontano, legislatore e regolatore interverranno su tali “contributi pubblici” che sembrano contrastare con una effettiva liberalizzazione.
Ironia della sorte e del contrappasso, nella vicina Francia il legislatore ha disposto per un "rassemblement" societario fra la SNCF, che gestisce il traffico dei treni TGV TER e Intercités, e la RFF (Réseau ferré de France) proprietaria delle strade ferrate (i binari), che avrà effetto dal primo gennaio 2015: una concentrazione che sembra andare in direzione opposta alla liberalizzazione del mercato, ri-creando un "campione nazionale" sul tipo delle vecchie FFSS italiane. "Nulla si crea, nulla si distrugge...".


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