L’industria dell’”asset management” sta vivendo una doppia trasformazione, da
tempo; la prima è il progressivo passaggio dalla gestione attiva (la selezione
di singoli titoli, nella convinzione che sia la capacità di scegliere a fare la
differenza nei risultati: “cherry picking”) alla gestione passiva (indicizzazione
ad indici di settore, geografici, tematici); la seconda è lo sviluppo degli
investimenti alternativi (e.g., hedge funds, private equity funds), che pur
rappresentando ancora una percentuale minoritaria dell’”asset al location” (max
15%), sono, in modo crescente, la percentuale principale di guadagno per i
gestori: entro 5 anni si stima che sarà il 40% del totale incassato dai vari
fondi in gestione. Un terzo elemento di
cambiamento rispetto al passato è la diminuita importanza del “benchmark” come
parametro di valutazione comparazione: il risultato assoluto (specie in anni di
rendimenti appiattiti verso il basso) sta diventando il criterio principale ed
importante per gli investitori. Il cambiamento per l’industria del risparmio è
sostanziale: per i piccoli gestori, sarà sempre più cruciale ottenere risultati
ottimi, in assoluto ed in termini relativi rispetto ai concorrenti; per i
grandi gestori, sarà essenziale coniugare buoni e stabili risultati con i
benefici derivanti dalle economie di scala sui costi; chi sta in mezzo, dovrà
decidere da che parte orientarsi e le manovre sul mercato del risparmio puntano
ad un progressivo consolidamento.
One doesn’t fits all anymore.
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