Su 37 esposizioni
universali (EXPO), solo 11 hanno avuto ricavi superiori ai costi; gli “economics”
sono sempre importanti; è peraltro rilevante la valutazione, successiva e nel
tempo, una volta spente le luci della manifestazione, di che cosa lascia un’EXPO
al territorio ed al paese su aspetti quali: nascita di nuove imprese; raccolta
di nuovi investimenti sia nazionali che dall’estero; nuove opportunità di scambi
commerciali; crescita dei flussi turistici; valorizzazione degli insediamenti
immobiliari (attraverso una loro destinazione ottimale). Le esperienze passate
e recenti variano fra quella di Lisbona (tema: gli oceani; 1998, 10 milioni di
visitatori, perdita di 500 milioni) che ha visto una pianificazione preventiva
dell’amministrazione che ha saputo “immaginare” il dopo-EXPO in un’area che da
marginale è divenuta residenziale, a quella di Siviglia 1992 (tema: le
scoperte; 40 milioni di visitatori, ricavi superiori ai costi) dove l’area
espositiva non è stata valorizzata ex-post ed oggi appare come un insieme di
rovine smantellate ed offese dal tempo, a quella di Hannover 2000 (tema: la
tecnologia; 18 milioni di visitatori contro i 40 milioni previsti; perdita di
700 milioni), a quella infine di Shangai 2010 che è stato un “fiore all’occhiello”
per far ulteriormente crescere l’interesse per la Cina. Il difficile è quindi “gestire
il dopo”.
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