sabato 21 novembre 2015

Negato l’acquisto di azioni in IPO.


In recenti casi di IPO di società italiane, ad alcuni risparmiatori interessati alla sottoscrizione, diverse banche hanno negato tale possibilità, adducendo che esse non partecipavano ai rispettivi consorzi di collocamento; nel caso di IPO di una banca (IBL Banca), una banca ha opposto il suo diniego sulla base della delibera interna che vieta alla banca di partecipare a consorzi di collocamento di altre banche (la concorrenza è poco sacra…); per altri casi, e sono la maggioranza, la ragione è puramente economica: le banche non hanno ritenuto congrue le commissioni riconosciute ai collocatori, troppo basse per assumersi l’onere di partecipare al collocamento e quindi servire i propri clienti. 
Peccato che nel caso dell’IPO di Poste Italiane la chiamata al collocamento non ha avuto defezioni da parte delle banche, nonostante la commissione riconosciuta fosse lo 0,4%, contro una media dell’1,5% delle altre operazioni. Certamente l’IPO di Poste Italiane è una operazione “di sistema” cui non si può rinunciare, se non altro per il “prestigio”: o la vanità? come recita il  detto inglese “sales is vanity, profit is sanity”.

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