domenica 29 novembre 2015

Le buone idee nascono, si sviluppano, si proteggono.




Nel modello della protezione industriale, l’innovazione viene ricompensata con l’attribuzione di un diritto (il brevetto) al suo utilizzo in via esclusiva (un c.d. monopolio allo sfruttamento a fini industriali); il sistema prevede accorgimenti utili a mitigare eventuali effetti negativi dei monopoli così accordati: licenze obbligatorie, interventi da parte delle autorità Antitrust che sanzionano abusi di posizione dominante derivante da monopoli brevettuali, regimi di licenza “standard essential patents”.


Quanti sono i brevetti che vengono sviluppati? Chi li sviluppa? Quali paesi hanno una “leadership” tecnologica? Quali imprese guidano l’innovazione? Quale peso ha il contributo pubblico?


Nel periodo 2005-2011 (dati: World Intellectual Property Report 2015), sono stati registrati 227.374 brevetti nei campi delle nanotecnologie, della produzione additiva, della robotica; oltre 1/3 dei brevetti sono stati sviluppati e registrati in 5 paesi (vedi, tabella); gli Stati Uniti restano il paese con il maggior numero totale di brevetti, ma è rilevante notare come i 3 paesi asiatici Cina, Giappone e Corea del Sud complessivamente raggiungono il 20%, 1 brevetto su 5, nel mondo; l’innovazione parla sempre meno europeo, con la Germania al quinto posto.

La “mano pubblica” ha un ruolo non secondario nello sviluppare brevetti, attraverso centri di ricerca universitari, università, agenzie pubbliche: il 7,4% dei brevetti mondiali viene da interventi ed investimenti pubblici, in particolare nel campo delle nanotecnologie (vedi, infra). Le università ed i centri di ricerca pubblici  dove si sono sviluppati più brevetti sono cinesi (Chinese Academy of Sciences con 1.522 brevetti; Shanghai Jiao Tong University con 845; Zhejiang University con 300; Peking University con 247; Hust con 46), statunitensi (University of California con 1.055 brevetti; MIT con 612 brevetti), coreani (KIST con 290 brevetti e ETRI con 289 brevetti); fra gli enti europei, la francese CNRS (238 brevetti) e la tedesca Fraunhofer Society (89 brevetti). 


USA
         23.803
10,5%
Giappone
         22.648
10,0%
Corea
         11.854
5,2%
Cina
         11.088
4,9%
Germania
           8.851
3,9%
top 5
         78.244
34,4%
% Pubblico
         16.871
7,4%
TOTALE
      227.374








Vediamo la ripartizione dei brevetti per tipologia di tecnologia ed applicazione: nanotecnologia, produzione additiva, robotica:




NANOTECH


USA
         16.825
19,2%
Giappone
           9.042
10,3%
Corea
           4.174
4,8%
Cina
           2.785
3,2%
Germania
           2.391
2,7%
top 5
         35.217
40,3%
Totale
         87.411
100,0%
% Pubblico
         10.186
11,7%



PRODUZIONE ADDITIVA

USA
               918
8,6%
Giappone
               545
5,1%
Corea
               153
1,4%
Cina
               741
6,9%
Germania
               660
6,2%
top 5
           3.017
28,2%
Totale
         10.695
100,0%
% Pubblico
               485
4,5%



ROBOTICA


USA
           6.060
4,7%
Giappone
         13.061
10,1%
Corea
           7.527
5,8%
Cina
           7.562
5,8%
Germania
           5.800
4,5%
top 5
         40.010
31,0%
Totale
      129.268
100,0%
% Pubblico
           6.200
4,8%




Le imprese che hanno sviluppato e registrato il maggior numero di brevetti sono asiatiche; il gruppo Samsung ha presentato 6.663 brevetti, qualcosa come 2,6 brevetti al giorno (di calendario) nei 7 anni considerati (2005-2011), seguita da altre società asiatiche, in particolare giapponesi: Toyota (4.189; 1,6 brevetti/giorno), Honda (2.231; 0,9 brevetti/giorno), Nissan (1.910); la prima società non asiatica è la tedesca Bosch (1.710 brevetti), la seconda è la statunitense IBM (1.360 brevetti).


La tendenza degli ultimi decenni è chiara: i brevetti nell’area asiatica e statunitense sono aumentati in modo esponenziale, quelli nell’area europea sono calati; le imprese di successo sono quelle che investono, e raccolgono, molto in tecnologia.


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