La Consob nel giugno 2013 autorizzò il regolamento
sull’ “equity crowdfunding” permettendo la creazione di “portali” specializzati
dedicati alla raccolta di capitale destinati alle “start-up”: all’epoca vennero
indicate in quasi 4.000 le società potenzialmente interessate. Le piattaforme
autorizzate sono 15, ma solo 6 risultano attive; i progetti messi sui portali
sono 22, ma solo 4 sono arrivati alla fine dell’iter, con una raccolta
complessiva di 1,3 milioni (sui 7,4 milioni inizialmente richiesti). Il governo
ci riprova: con il decreto legge sull’ “investment compact” convertito nella
legge 22/2015, si prevede che all’equity crowdfunding possano accedere anche le
PMI innovative, e che gli OICR (fondi e Sicav) e le società di capitali che
investono in start-up e PMI possano raccogliere capitali on-line sui siti
autorizzati da Consob.
Il cavallo non beve, e dirgli di farlo potrebbe non bastare.
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