Un estratto di questo articolo è stato pubblicato su AdviseOnlyBlog nella rubrica #IlGraffio in data 25 maggio 2015.
Quando il corso
delle azioni non va bene, i risultati pure, il patrimonio “soffre”, le società
si trovano a dover raccogliere nuovo capitale presso nuovi azionisti; e troppo
spesso lo fanno con risultati diluitivi.
Che cosa è la
diluizione? Come funziona? Quali conseguenze per i piccoli azionisti?
La raccolta di
capitale avviene, in questi casi, con la emissione di nuove azioni, con un
elevato rapporto fra il numero delle azioni da emettere ed il numero delle
azioni in circolazione, allo scopo di massimizzare il valore dello sconto per i
sottoscrittori rispetto al valore delle azioni in circolazione: così si rende
“attraente” quello che non lo è (la società e le sue azioni), consentendo
operazioni che diversamente non sarebbero interessanti per gli investitori; e
quelli che già lo sono si trovano “costretti” a partecipare all’aumento di
capitale.
Operazioni
legittime, ma discutibili.
Dal 2009 in
poi, operazioni diluitive, od iper-diluitive, sono state oltre 25, da Seat PG a
Banca Italease, Pirelli RE, Tiscali, sino a MPS nel 2014 ed ora nuovamente
nella primavera 2015.
In questi anni
Consob ha ripetutamente annunciato, ma non ancora deliberato,
interventi/azioni/raccomandazioni per impedire, od almeno limitare, la prassi
di aumenti iper-diluitivi. Un controllore
che controlla poco, troppo poco?
In una
operazione diluitiva, vengono emesse nuove azioni per ammontare rilevante,
spesso superiore al controvalore della quotazione attuale: nel caso MPS,
giovedì 21 maggio 2015 è stato annunciato un aumento di capitale per 3
miliardi, a fronte di una capitalizzazione di 2,5 miliardi di euro; il prezzo
di emissione è largamente inferiore a quello attuale: nel 2014 MPS emise 5
miliardi di capitale ad uno sconto del 35,5% (calcolato sul TERP, il prezzo
teorico dell’azione dopo lo stacco del diritto di opzione); quello annunciato
ora è un aumento per 3 miliardi con uno sconto del 38,9% sul TERP, a valle di
un raggruppamento che significa che saranno convertite/raggruppate in 1 azione ben
20 azioni possedute, con l’offerta di 10 nuove azioni ogni azione posseduta
(quotazione al momento dell’annuncio: 9,38 euro/azione).
I piccoli
azionisti, già “falcidiati” da “anni orribili” e dalle conseguenze dell’aumento
di capitale iper-diluitivo del 2014 (“bruciato” in meno di un anno: “with the
compliments to management!”), sono dinanzi a prospettive negative: non aderire
all’aumento e quindi vedere ancor diminuire il valore delle azioni possedute;
partecipare all’aumento, mettere mano a portafoglio e denaro fresco al servizio
dell’aumento di capitale; vendere i diritti di opzione rappresentativi di un
numero di azioni inferiore a quello delle nuove azioni in emissione, a prezzi
probabilmente “super-scontati” se non “ridicoli”.
Emissioni
iper-diluitive sono funzionali al cambio di governance, od almeno ad un loro
“assestamento” coerente con gli obiettivi del management o di un gruppo di
azionisti, talora non ancora di controllo ma che puntano a diventarlo, che investono
“a sconto” rispetto alle quotazioni attuali, a detrimento dei piccoli azionisti
e degli azionisti che non hanno le risorse, o le intenzioni, di aderire alla
nuova “chiamata alle azioni”.
Un particolare
non secondario: queste emissioni sono assistite da “consorzi di garanzia” organizzati
da banche, che assicurano il buon esito dell’operazione; troppo spesso senza
far sapere in anticipo chi sarà il soggetto finale che sottoscriverà le azioni:
confidiamo che le azioni non finiscano nei portafogli di fondi di investimento
gestiti da SGR “vicine” alle banche collocatrici, nel più classico e ripetuto
“conflitto di interessi”. Quello vero, che tocca le tasche degli (ignari?)
investitori.
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