venerdì 1 maggio 2015

L’economia del mare.



In Europa, l’economia che ruota intorno al mare è ricca di dati e di fosforo: un giro d’affari stimato di 177.900 milioni di euro, per il 38% generato dai trasporti marittimi (che impiegano 520.300 marittimi), per il 29% generato nel turismo marittimo (che occupa 1.615.000 persone), ed a seguire pescherecci col 13% del giro d’affari (e 732.200 marinai): in totale, quasi 3.400.000 persone che vivono sul mare e col mare, in Mediterraneo, in Atlantico, Mare del Nord, Mar Baltico e Mar Nero. I governi puntano sempre più l’attenzione su quanto possa essere “pescato” in termini di opportunità economiche e possibilità di sviluppo, se solo si pensa che il 60% dell’umanità vive lungo il mare od entro 100 chilometri dalla costa, risultando quindi direttamente interessati e toccati su quanto avviene, o non avviene, lungo le coste ed al largo di esse. Una spinta a quella che viene definita “blue economy”, l’economia del mare, fatta di pesce pescato ed allevato, ma anche di sfruttamento di maree, correnti, venti entro ed oltre le zone economiche di pertinenza dei singoli stati, quindi oltre le 200 miglia: un “trend” cavalcato anche dall’industria farmaceutica, una volta scoperto che il materiale genetico di origine marina ha proprietà anti-cancro centinaia di volte superiore a quello disponibile sulla superficie, che ha portato ad una crescita annua del 12% nella registrazione di brevetti basati su formulazioni a base di materiale marino. 
Ventimila leghe sotto i mari diventerà realtà?

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