domenica 17 maggio 2015

Tempo, arma letale nei conflitti?



 “” (…) L’espressione “la velocità è un’arma” può essere estesa a qualcosa di più ampio: “il tempo è un’arma”. (…) “Perché i soldati migliori del mondo continuano a perdere? Il tragico declino delle forze armate americane”. (…) spiegando molte delle ragioni profonde per cui le forze armate americane, che sono incontestabilmente il complesso militare più potente della storia moderna, non sono riuscite a conseguire i loro obiettivi strategici in Iraq e Afghanistan nonostante gli enormi investimenti in termini di tempo, denaro e personale. (…) “Siamo vulnerabili perché la nostra presunzione di superiorità inarrivabile ci trascina sempre più in là in conflitti impossibili da vincere”. Il che ci porta a un ulteriore quesito: vista la sproporzionata superiorità dell’Occidente, perché mai quei conflitti sono impossibili da vincere?

Io direi che l’elemento critico è il fatto che l’avversario sfrutta molto meglio il “tempo” come arma. Un fattore comune di molte forze ribelli è la loro tendenza ad avere un rapporto assai più cerebrale con il tempo di quanto non succede ai moderni eserciti professionisti. Spesso sostenute da un senso religioso, etico o ideologico del destino, molte rivolte sono portate avanti in una prospettiva transgenerazionale. I giornalisti che intervistavano i soldati talebani in Afghanistan avevano la sensazione che i combattenti afghani vedessero le forze occidentali guidate dagli americani come uno di una lunga serie di nemici che attraversava la loro terra e le attraverserà in futuro. La resistenza talebana si radica, quindi, quasi come uno stile di vita storico, e non si lega a marcatempo opportunistici come elezioni e obiettivi economici. Le forze occidentali, al contrario, dipendono in modo imprevedibile dalla continua alternanza dei cicli finanziari, politici, governativi, … (…) Ad un certo momento è quasi scontato che il nemico faccia i suoi conti e constati che il conflitto è troppo costoso o politicamente superato, e se ne tirerà fuori. Un nemico molto più forte, quindi, può essere sconfitto dall’arma più potente dell’arsenale dei ribelli: il tempo.””


(cit., Strategie e conflitti, di Chris McNab)

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