“” (…) L’espressione “la velocità è un’arma” può
essere estesa a qualcosa di più ampio: “il tempo è un’arma”. (…) “Perché i
soldati migliori del mondo continuano a perdere? Il tragico declino delle forze
armate americane”. (…) spiegando molte delle ragioni profonde per cui le forze
armate americane, che sono incontestabilmente il complesso militare più potente
della storia moderna, non sono riuscite a conseguire i loro obiettivi
strategici in Iraq e Afghanistan nonostante gli enormi investimenti in termini
di tempo, denaro e personale. (…) “Siamo vulnerabili perché la nostra
presunzione di superiorità inarrivabile ci trascina sempre più in là in
conflitti impossibili da vincere”. Il che ci porta a un ulteriore quesito:
vista la sproporzionata superiorità dell’Occidente, perché mai quei conflitti
sono impossibili da vincere?
Io direi che l’elemento
critico è il fatto che l’avversario sfrutta molto meglio il “tempo” come arma. Un
fattore comune di molte forze ribelli è la loro tendenza ad avere un rapporto
assai più cerebrale con il tempo di quanto non succede ai moderni eserciti
professionisti. Spesso sostenute da un senso religioso, etico o ideologico del
destino, molte rivolte sono portate avanti in una prospettiva transgenerazionale.
I giornalisti che intervistavano i soldati talebani in Afghanistan avevano la
sensazione che i combattenti afghani vedessero le forze occidentali guidate
dagli americani come uno di una lunga serie di nemici che attraversava la loro
terra e le attraverserà in futuro. La resistenza talebana si radica, quindi,
quasi come uno stile di vita storico, e non si lega a marcatempo opportunistici
come elezioni e obiettivi economici. Le forze occidentali, al contrario,
dipendono in modo imprevedibile dalla continua alternanza dei cicli finanziari,
politici, governativi, … (…) Ad un certo momento è quasi scontato che il nemico
faccia i suoi conti e constati che il conflitto è troppo costoso o politicamente
superato, e se ne tirerà fuori. Un nemico molto più forte, quindi, può essere
sconfitto dall’arma più potente dell’arsenale dei ribelli: il tempo.””
(cit., Strategie e conflitti, di Chris
McNab)
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