Un estratto di questo articolo è stato pubblicato nella rubrica #IlGraffio di AdviseOnlyBlog il 6 maggio 2015.
Secondo il FMI, la finanza non-bancaria ha una dimensione pari a quella bancaria, nel mondo.
In Italia, accanto alle banche esistono altre tipologie di operatori che possono svolgere attività di finanziamento in varie forme a favore di imprese, enti, privati.
Fra i soggetti vigilati da Banca d’Italia, un ruolo importante è svolto dagli “intermediari finanziari ex art. 106 TUB Testo Unico Bancario”: soggetti iscritti in un Albo, od elenco, che esercitano nei confronti del pubblico in via professionale l'attività di concessione di finanziamenti, di assunzione di partecipazioni, di intermediazione in cambi; parliamo quindi di prestiti personali (spesso garantiti da ipoteche su immobili e/o garanzia personali), credito al consumo, cessione del quinto dello stipendio e poi garanzie prestate a valere su una vasta tipologia di situazioni (assimilabili ad assicurazioni e depositi cauzionali). Prestiti concessi a debitori che possono avere una solidità finanziaria “sotto-ottimale” (che talora non consente un accesso al sistema bancario), o come ormai si dice “sub prime”. Poiché questi intermediari, a loro volta, devono finanziarsi con il sistema bancario per poter avere la liquidità per erogare prestiti ai propri clienti, essi da un lato fanno concorrenza al sistema bancario, dall’altro sono debitori verso il sistema bancario, a cui pagano tassi e costi che si traducono in un “extra-spread” applicato ai prestiti da essi a loro volta concessi ai propri clienti-debitori. Un accesso al credito che spesso è quindi a costi superiori a quelli delle banche.
Questi intermediari esercitano almeno una delle seguenti attività:
(a) concessione dei
finanziamenti sotto qualsiasi forma nei confronti del pubblico (prestiti
personali, prestiti a imprese, concessione di fidejussioni e cauzioni a favore
di enti pubblici ed imprese);
(b) riscossione dei crediti ceduti e servizi di cassa e di
pagamento (“servicing”);
(c) emissione di moneta elettronica e prestazione di
servizi di pagamento.
Un aspetto importante è quello della c.d. “vigilanza prudenziale” con la
estensione della disciplina prudenziale delle banche agli intermediari finanziari
(vigilanza equivalente) nel rispetto del “principio di proporzionalità”: più
importante l’attività, più elevata la vigilanza.
Per le attività di concessione di garanzie (fidejussioni e cauzioni), è
richiesto un capitale minimo di 1,5 milioni; valore che può “produrre” multipli
significativi di “attività finanziarie” per effetto dell’effetto-leva.
Rispetto alle banche, gli intermediari hanno meno vincoli sul rispetto dei
margini di liquidità da detenere e sulla leva finanziaria; poiché la
concessione di fidejussioni e cauzioni non richiede esborsi immediati di cassa,
rappresentando un impegno futuro ed eventuale (in caso di futura escussione:
i.e., richiesta di pagamento da parte del beneficiario), ne deriva che la leva
finanziaria degli intermediari finanziari può essere molto elevata; in caso di “business as usual” si tratterà
solo di un impegno ipotetico, che però diventa un elemento critico in caso di
escussione, potendo causare un “effetto-domino” sulla solidità degli
intermediari: negli ultimi 5 anni sono “saltati” 126 intermediari che si sono
visti revocare l’autorizzazione; un numero rilevante, se si pensa che a fin
aprile 2015 risultano iscritte all’Albo 488 intermediari; un “caso” recente
vede un intermediario, cui è stato revocata l’autorizzazione, che a fronte di
83 milioni di garanzie emesse aveva un patrimonio rilevato da Banca d’Italia di
190.000 euro.
Un altro aspetto da considerare è la “commercializzazione” dei servizi
offerti; mentre le banche hanno sportelli di proprietà e le società di gestione
di fondi di investimento possono utilizzare reti di promotori e canale bancario,
gli intermediari finanziari hanno una più ampia “gamma di reti”: dagli agenti
in attività finanziarie ai mediatori creditizi (controllati dall’Organismo
degli agenti in attività finanziarie e mediatori creditizi, OAM), dai promotori
ai procacciatori; una pluralità di “veicoli” che per la loro variegata natura
spesso sono un “minus” per la difficoltà di mantenere un adeguato controllo.
Per i consumatori, l’accesso a questi intermediari è spesso più semplice e
diretto di quello bancario: basta scorrere gli annunci su giornali ed internet
per identificare “prestiti concessi a tutti”, spesso “promossi” da agenti e
procacciatori, quindi non direttamente dagli intermediari; ma è richiesta una
particolare attenzione (quella che spesso manca a chi chiede prestiti immediati
e non preventivati) per scegliere un intermediario (quindi, il finanziatore)
affidabile e serio.
Un “sistema-ombra” dove spesso è difficile trovare la luce.
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