American Insurance Group (AIG) venne “salvata”
dalla Fed nel settembre 2008, nel pieno di una tempesta che sconvolse i mercati
finanziari; l’intervento della Fed venne approvato dal consiglio di
amministrazione di AIG come “ultima spiaggia” per evitarne il fallimento; la
Fed estese decine di miliardi di prestiti ad AIG chiedendo come contropartita l’80%
delle azioni (percentuale successivamente salita al 90% a seguito di ulteriori
finanziamenti); l’azionista di maggioranza dell’epoca, “Hank” Greenberg, scese quindi
al 10% dell’azionariato (10% che ha recentemente venduto ad UBS per US$ 278,2
milioni, soggetti ad integrazione sulla base degli utili futuri di AIG).
Greenberg ha avviato una causa (che inizierà nei prossimi giorni) contro la Fed
per violazione del Quinto Emendamento della Costituzione USA che vieta al
governo di espropriare la proprietà privata senza giusto compenso per il
privato.
La Fed avrà probabilmente ragione asserendo che si trattò di un “salvataggio”
a spese del contribuente statunitense (e non di esproprio), fatto al fine di
evitare il collasso del mercato.
La causa avrà un’eco significativa anche per
un altro elemento: nel 2008 la Fed, come nuovo azionista di riferimento di AIG,
onorò decine di miliardi di US$ di derivati “credit default swap” su “mortgage
insurance contracts” pagando integralmente (e non chiedendone una riduzione, o “write-off”)
a primarie banche USA (incluse Goldman Sachs e JPMorgan) il valore dei
contratti.
Il giudice USA sarà chiamato a decidere se con tale pagamento al
100% la Fed abbia, o meno, favorito le “big banks”, a scapito del mercato e dei
contribuenti.
Un tema di grande importanza per i mercati, gli operatori, i "regulators": sino a che punto il "controllore" può spingersi? il "normale funzionamento dei mercati" è ragione sufficiente per non richiedere alle controparti di contratti finanziari un "sacrificio" nella forma di "write-off" (parziale) di un credito finanziario verso il debitore "in default"? in tal modo, si è favorita una categoria di soggetti rispetto alle altre?
Una causa che farà scalpore, come il suo esito.
Ma un vincitore c’è già: un signore ultra-ottantenne con quasi 300
milioni di US$ ricavati dalla vendita di una società che doveva fallire, e non
fallì.
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