La Commissione Europea propone di elevare i parametri di
Kyoto (20-20-20) fissando 3 nuovi parametri in campo energetico: riduzione del
40% delle emissioni nocive rispetto ai dati 1990; quota di rinnovabili al 27%;
incremento del 30% nell’efficienza energetica.
I 28 paesi sono divisi: i paesi
dell’Est, dove l’industria pesante assorbe molta energia, vogliono ridurre gli
obiettivi; i paesi del Nord spingono per obiettivi più ambiziosi; paesi periferici
vogliono rafforzare le interconnessioni per aver accesso a più affidabili fonti
energetiche.
Allo stesso tempo, i singoli paesi impongono accise sui costi
dell’elettricità ad uso industriale molto diversi: 54,52 euro/megawattora (MWh)
in Danimarca, 15,37 euro MWh in Germania, 15 euro MWh in Austria, 12,50 euro
MWh in Italia, sino ad un minimo di 0,50 euro MWh in Francia; segno della
diversa politica di incentivazione e/o penalizzazione del consumo elettrico.
Fra le opzioni sul tavolo, vi è la proposta di assegnare alle imprese quote di
emissione (ETS Emission Trading Scheme) negoziabili su un mercato ETS, che
verrebbero vendute dalle imprese “virtuose” (che risparmiano energia) alle
imprese “cattive” che potrebbero compensare il loro deficit di emissioni,
contro il pagamento dell’acquisto dei bonus ETS.
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