La paura, come ben sapevano i
domenicani Sprenger e Kramer, estensori del “Malleus Maleficarum” o
“Martello delle streghe” che fu venerato manuale degli inquisitori cacciatori di
streghe per almeno un paio di secoli, ti fa ammettere qualunque colpa.
Qualunque.
Certo, a volte occorre un po’ di
tortura. A volte devi alzare il soggetto legandolo per le braccia e poi
rilasciarlo di colpo, a volte devi chiuderlo in una gabbia sospesa (meglio non
sapere sopra che cosa o chi.…), o farlo sedere su una sedia arroventata, o
fargli provare una calzatura in ferro che lacera le carni, ma comunque prima o
poi la confessione l’ottieni.
Alla fine del triste e feroce
trattamento, l’inquisito (spesso l’inquisita) pareva dirlo quasi con sollievo:
finalmente la nostra eresia avrà fine. Del resto è tutto previsto, lo si legge
anche nel Malleus: «La condannata andò a morte molto volentieri, affermando
che, anche se avesse potuto essere liberata, avrebbe ugualmente prediletto la
morte, pur di sfuggire al potere del diavolo».
È’ noto che le
streghe vennero arse vive più per i misfatti che avrebbero potuto compiere che
per quelli effettivamente compiuti: dal compromettere la potentia coeundi,
all’infanticidio, dal disporre degli elementi e provocar grandinate e tempeste
al suscitare passioni amorose (è il caso di dirlo) dannate e così via
lungamente elencando.
Con il Malleus in mano, i
magistrati accusavano il sospettato in base al principio fondamentale secondo
cui "il reo deve accusarsi da solo e se non lo fa volontariamente
qualsiasi mezzo è lecito". Il reo si buttava in acqua con un sasso legato
al collo, poi, se affogava, era segno di colpevolezza e di peccato; se
galleggiava, era indemoniato e dunque messo al rogo. In ogni caso colpevole.
Era ritenuto eretico non solo chi era sospettato di eresia e non confessava di
esserlo, ma anche chi, sapendolo, non lo aveva denunciato. Nelle inchieste e
negli interrogatori, la regola che veniva applicata alle prove era
semplicissima: qualunque fatto su cui giurassero due o tre testimoni veniva
accettato come vero e anche come definitivamente provato. Si faceva largo uso
di domande trabocchetto, escogitate allo scopo di raggirare sia il sospettato
sia il testimone.
Ma quanta fiducia si deve riporre
nelle dichiarazioni dei testimoni, le cui accuse sono spesso perpetrate per
invidia e malizia (sempre però con il permesso di Dio, che permette la
malvagità per sua gloria)?
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