giovedì 2 ottobre 2014
Paradisi fiscali: dove meno te li aspetti.
Gli USA hanno intrapreso, da anni, una lotta senza quartiere contro l’evasione fiscale e gli stati che la tollerano (o peggio, la proteggono); accanto ad Antille olandesi, isole Cayman, Panama, Andorra, Montecarlo, isole di Man e Jersey, Liechtenstein, svetta da sempre la vicina Svizzera, costretta a cedere sul segreto bancario e rendere noti i nominativi di cittadini statunitensi in odore di evasione fiscale; ed agli USA si sono accodati Regno Unito e Germania (l’Italia, seppure limitrofa, arranca e traccheggia).
Non ci nascondiamo che le crociate del XXI secolo ci paiono sempre più mercenarie e meschine; e quella degli USA ancor più: vedere la pagliuzza negli occhi degli altri è vecchia pratica, e la trave è ben conficcata proprio al centro del vasto territorio nord-americano: Nevada, Wyoming e soprattutto Delaware.
Uno studio recente della Banca Mondiale (non proprio foraggiata da bin-Laden: il maggior azionista è il governo USA ed ha sede a Washington…) ha scritto: “Gli USA pretendono dagli altri paesi quello che non fanno a casa propria. La realtà è che il loro è il più importante sistema finanziario al mondo. Sia per attività legittime che per quelle illegittime” (Jason Sharman, Griffith University, Australia, autore dello studio). Noi non saremo così ovattati: da una analisi condotta dalla Banca Mondiale, su 817 società di facciata emerse in 213 casi di corruzione investigati in tutto il mondo, 102 sono risultate registrate negli USA, in particolare in Delaware, Nevada, Wyoming; il doppio di quelle registrate a Panama, 7 volte quelle registrate a Cayman; 107 i conti aperti negli USA, 10 volte quelli aperti in Liechtenstein e Jersey. Negli USA è assai facile costituire una società di facciata mantenendone anonima la proprietà. In una singola “casella postale” a Wilmington, Delaware, sono registrate oltre 285.000 società. “Ogni anno negli USA vengono costituite circa 2 milioni di nuove entità societarie. E a quasi nessuna di queste è richiesto di fornire informazioni sui loro veri proprietari. E’ un problema enorme” (Heather Lowe, Ong Global Financial Integrity). “E’ molto più facile mettere pressione sulle banche svizzere che su quelle americane. Anche perché quelle svizzere non hanno una lobby che le protegge” (Jason Sharman), che negli USA è ben rappresentata da banche USA stesse, camere di commercio, avvocati. “Il risultato è che oggi gli USA sono un paradiso fiscale più sicuro dell’isola di Man o delle Cayman” (ibidem). Il governo USA tollera e “(...) permette a criminali di tutto il mondo di nascondere e riciclare proventi delle loro attività illecite, dall’evasione fiscale al traffico di droga o quello di esseri umani. Il tutto sotto quella patina di rispettabilità fornita da una corporation americana” (Rebecca Wilkins, Ong Citizens for Tax Justice).
La linea di demarcazione fra giusto ed ingiusto è spesso sottile; quella fra etica ed ipocrisia molto meglio segnata, e non parla yankee.
L’integralismo non è solo religioso.
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