mercoledì 22 ottobre 2014

Il lusso italiano, preda eccellente.



Dal 2000, si sono realizzate 583 acquisizioni di imprese italiane nella “Moda & Lusso”, di cui 112 nel periodo 2010-primo trim. 2014 (per quasi la metà fatte da fondi di Private Equity e fondi sovrani); le più significative acquisizioni di società del lusso italiano sono state Gucci (6,1 miliardi di euro), Fendi (1 miliardo), Valentino (2,3 miliardi, primo “buy” di Permira), Bulgari (4,3 miliardi), Coin (0,9 miliardi), e più recentemente Marcolin, Valentino (secondo “buy”), Brioni, Pomellato, Twin-Set, Loro Piana (2 miliardi), Poltrone Frau, Versace. 
Se si confrontano i multipli EV/EBITDA (Valore/MOL) delle operazioni nei vari settori industriali, la “Moda & Lusso” vede i multipli più elevati: 14,7 volte nel 2011, 14,6 nel 2012, 11,3 nel 2013, 14,6 nel 2014, contro una media generale che ha avuto il massimo nel 2013 con 8,4 volte l’EBITDA. 
Gli investitori riconoscono alla “Moda & Lusso” italiano un valore quasi doppio rispetto agli altri settori. 
Ma le medie, come noto, sono quelle del “mezzo pollo”: il colosso francese LVMH ha comprato Bulgari valutando il 100% 4,3 miliardi, 28,7 volte l’EBITDA; Pomellato (acquistata d Kering) 25,4 volte, Loro Piana (ancora LVMH) 21,8 volte. 
Fra gli acquirenti, molti gli operatori asiatici (cinesi, coreani, indiani, del medio oriente), sia industriali "strategic buyer" come fondi di private equity e fondi sovrani.
Gli “strategic buyer” hanno “pagato bene” confidando che i marchi italiani di eccellenza possano espandersi oltre i loro confini tradizionali dimensionali, geografici, di gamma e prodotti.

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